(Sesto Potere) – Roma – 6 novembre 2024 – Si è chiusa a Roma la 19esima edizione del Forum Meridiano Sanità ‘Health for all Policies: verso una nuova visione strategica del sistema sanitario per la crescita del Paese‘. Ospitato allo Spazio Esposizioni, (nella foto a lato i relatori) l’evento ha messo al centro le difformità territoriali, il ruolo della promozione della salute e della prevenzione per un invecchiamento attivo e in salute e la strategia nazionale delle Life Sciences.
Il monitoraggio dell’erogazione dei Lea sul territorio nazionale ha messo in luce come solo 13 regioni e province autonome siano risultate adempienti nelle 3 macro-aree Prevenzione collettiva e salute pubblica, Assistenza Distrettuale e Assistenza Ospedaliera, evidenziando un importante grado di difformità e un forte gradiente Nord-sud con ripercussioni sull’equità di accesso alle prestazioni sanitarie.
Inoltre, a livello complessivo, le aree Prevenzione e Assistenza Distrettuale mostrano le maggiori criticità, con l’Area Prevenzione che ha ottenuto il punteggio complessivo più basso e l’Area Distrettuale che è peggiorata nell’ultimo triennio.
L’Area Ospedaliera è l’unica in costante miglioramento, con tutte le regioni italiane, ad eccezione della Valle d’Aosta, che nel 2022 hanno incrementato il loro punteggio rispetto al 2020.
In Italia permangono ampie differenze di spesa in prevenzione tra le varie Regioni e province Autonome, con poche Regioni che superano il target di spesa in prevenzione del 5%. La spesa pro capite in prevenzione, con una media nazionale pari a 109,6 euro nel 2023, oscilla tra un massimo di 160,8 in Molise e un minimo di 85,9 in Liguria, con un differenziale per singolo cittadino di quasi 75 euro, in riduzione rispetto agli anni precedenti.
Alla variabilità regionale si aggiunge una criticità relativa all’allocazione delle risorse dedicate alle singole voci: anche nel 2023, le voci di spesa più propriamente dirette alla salute delle persone (sorveglianza, prevenzione e controllo delle malattie infettive e parassitarie, sorveglianza eprevenzione delle patologie croniche) rimangono al di sotto della soglia del 50% del totale.
Secondo una survey realizzata da Meridiano Sanità con Swg, che ha avuto come oggetto proprio le opinioni e i comportamenti degli italiani nei confronti della prevenzione, solo il 23% degli italiani si definisce molto proattivo verso la prevenzione, sostenendo di impegnarsi regolarmente per uno stile di vita sano e sottoporsi a controlli medici periodici.
Tra le ragioni sottese a una limitata propensione/partecipazione alle attività di prevenzione figurano le barriere economiche tra i senior, e il senso di benessere percepito e di mancanza di tempo, soprattutto tra i giovani: tutti fattori che, insieme al timore di fare scoperte negative in fase di controllo, contribuiscono a ridurre la frequenza dei controlli preventivi.
Con riferimento agli stili di vita, il 18% dichiara di non presentare alcun fattore di rischio tra consumo di alcol e tabacco, dieta non equilibrata e sedentarietà, con percentuali che aumentano tra i laureati e tra quanti abitano nelle grandi città.
Un altro 18%, invece, presenta almeno 3 fattori di rischio, con valori più elevati tra la Gen Z, gli abitanti di Isole e Nord-est e gli abitanti dei piccoli centri. Guardando agli screening il 30% dei cittadini di età compresa tra 50 e 70 anni ha dichiarato di non aver mai eseguito lo screening del colon-retto, percentuali che scendono al 15% per la cervice uterina nelle donne di 25-64 anni e al 13% per la mammografia nelle donne di 50-69 anni.
Preoccupante anche che circa il 40% dei cittadini non esegua gli screening oncologici da più di 1 anno.
In termini di adesione alle campagne di immunizzazione, l’indagine mette in luce un aumento significativo della propensione degli italiani verso i vaccini anti-pneumococco, anti-Herpes Zoster e anti-Hpv, con un particolare incremento tra le donne, mentre tra i giovani emerge una generale e crescente apertura nei confronti della vaccinazione.
Se in termini di vaccinati e possibilisti rispetto a queste campagne vaccinali, la percentuale di adesione si aggira intorno al 50%, tra coloro che mostrano atteggiamenti meno propensi, la vera causa di una scarsa adesione alle campagne vaccinali sembra essere la mancanza di comunicazione, tanto che, secondo la survey, 1 italiano su 4 potrebbe avvicinarsi a queste vaccinazioni grazie a una maggiore informazione.
La qualità delle informazioni relative alla prevenzione viene percepita come scarsa, contraddittoria e confusa da quasi l’80% degli intervistati, che denunciano una carenza di dati e notizie adeguate: solo i neo-genitori e coloro che godono di una migliore salute esprimono giudizi più positivi.
Meridiano Sanità ha condotto anche un’indagine con le Direzioni Prevenzione delle Regioni e Province autonome italiane, volta a comprendere se, in che misura e con quali modalità, le regioni hanno realizzato campagne di comunicazione sulle tematiche di prevenzione nel corso dell’ultimo anno (2023).
A oggi, 3 regioni su 4 dichiarano di essersi dotate di un piano o di una strategia di comunicazionedelle attività del Piano Regionale Prevenzione (43%) o di aver previsto una sezione/capitolo dedicato a queste tematiche all’interno del Piano regionale di Comunicazione (29%). Una regione su 3 dichiara invece di avere un ufficio/settore specificamente dedicato alla comunicazione in quest’ambito.
Il finanziamento delle attività di comunicazione in prevenzione avviene principalmente attraverso l’utilizzo di fondi regionali, pari all’86% delle regioni.
Molteplici sono anche i canali di comunicazione che sono stati attivati, mediamente 5 per regione: il sito web della regione e il materiale informativo sono utilizzati dalla quasi totalità dei territori. Meno diffusi i siti web dedicati alle attività di prevenzione. I social network sono più utilizzati rispetto ai canali di comunicazione tradizionali locali, a causa di una maggior capillarità dei canali social rispetto a TV e radio locali (81% vs. 62%). Iniziano ad essere utilizzate anche le App (29% delle regioni).
Il personale scolastico/universitario, insieme alla medicina generale e alle associazioni di volontariato/terzo settore sono gli stakeholder maggiormente coinvolti nella realizzazione delle campagne di comunicazione. Ulteriori elementi interessanti riguardano un buon coinvolgimento dei farmacisti (43% dei casi) e un maggior coinvolgimento di specialisti (28%) e del personale socio-sanitario (24%) rispetto alle società scientifiche (14%).
Con riferimento alle campagne sugli stili di vita, prevalgono quelle rivolte al contrasto del tabagismo e quelle a favore di un’alimentazione corretta (rispettivamente 76% e 72% delle regioni). Leggermente meno diffuse quelle contro l’abuso di alcolici e la sedentarietà. La quasi totalità delle regioni prevede una comunicazione mirata per le campagne vaccinali stagionali.
Superiore all’80% anche la percentuale di regioni che comunicano le campagne rivolte alla popolazione pediatrica e adolescenziale e all’età adulta, mentre meno della metà delle regioni prevede attività di comunicazione per i soggetti a elevato rischio di fragilità.
Per gli screening oncologici (mammografia, screening della cervice uterina e del colon-retto), la quasi totalità delle Regioni italiane utilizza simultaneamente la chiamata attiva attraverso lettera, Sms, telefonata o notifica sull’app, l’invio di materiale informativo e un sito internet ad hoc. Emerge come non vi siano strategie differenziate in funzione del tipo di screening ma le Regioni tendano a riproporre la stessa modalità di azione. Diverse regioni si sono mosse per la realizzazione anche di altri screening di massa a partire da quello per l’epatite C (17 regioni) e lo screening cardiovascolare (8 regioni).
Le regioni si sono attivate nella realizzazione di ulteriori campagne di comunicazione anche su altri ambiti di prevenzione: ad esempio, il 76% prevede campagne sul contrasto dell’Amr e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Seguono le campagne per la prevenzione delle malattie infettive tropicali, la sicurezza alimentare, l’invecchiamento attivo e la relazione tra Ambiente e Salute (per più del 60% delle regioni).
Per tutte queste campagne le Asl italiane rappresentano l’attore maggiormente coinvolto, mentre per quanto riguarda gli strumenti utilizzati prevalgono i siti internet e la realizzazione di incontri specifici.
Dai dati emerge la consapevolezza, da parte delle regioni, dell’importanza della comunicazione in ambito prevenzione, della necessità di utilizzare una molteplicità di strumenti di comunicazione e di coinvolgere una pluralità di stakeholder.