(Sesto Potere) – Lugo – 2 settembre- Aumentare la qualità delle produzioni e tutelare l’ambiente, avendo però di fronte un mondo che non applica le stesse regole europee: questo il dilemma di cui si trovano di fronte le imprese agroalimentari italiane, alle prese con il cosiddetto “Green deal”, il pacchetto di iniziative della Unione Europea per la transizione ecologica.
Se ne è parlato questa mattina a Lugo, durante un incontro tra le cooperative agroalimentari di Legacoop Romagna e il neoparlamentare europeo Stefano Bonaccini.
L’incontro è nato da una richiesta dello stesso Bonaccini, che è entrato a fare parte della nuova commissione agricoltura del Parlamento europeo e ha assicurato il suo massimo impegno per fare sentire la voce del settore a Strasburgo e Bruxelles.
L’iniziativa si è tenuta nella sede di Terre Cevico a Lugo di Romagna, davanti ai referenti di un mondo che esprime oltre 23mila soci nelle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini.
Le 70 imprese che ne fanno parte generano un valore della produzione di 2,2 miliardi di euro e danno lavoro a quasi 8mila addetti, mentre i suoi prodotti e i suoi marchi rappresentano un punto di riferimento per tutto il Made in Italy.
I LAVORI
Dopo il saluto del presidente di Terre Cevico, Franco Donati, e del presidente di Legacoop Romagna, Paolo Lucchi, i lavori sono stati introdotti dal responsabile delle cooperative della provincia di Ravenna, Mirco Bagnari. Il responsabile di settore, Federico Morgagni, nella sua relazione ha preso in esame le principali sfide che attendono il comparto.
Sono intervenuti il consigliere delegato di Cooperativa Agricola Cesenate, Michele Ghetti, il presidente del Consorzio Nazionale Sementi, Andrea Dalmonte, il presidente di Terremerse, Marco Casalini, il presidente di Apofruit Italia, Mirco Zanotti, il presidente di CAB Comprensorio Cervese, Paolo Rosetti, in rappresentanza delle cooperative agricole braccianti della provincia di Ravenna, il consigliere tecnico di Terre Cevico, Marco Nannetti, il presidente di Fruttagel, Stanislao Fabbrino, il presidente della cooperativa Casa del Pescatore di Cesenatico, Manuel Guidotti, il presidente della cooperativa Casa del Pescatore di Cattolica, Antonio Morritti, il consigliere della cooperativa M.a.r.e. di Cattolica, Giuseppe Prioli.
Erano presenti in sala anche i rappresentanti di Agrisfera, CAB Campiano, CAB Bagnacavallo e Faenza, CAB Massari, CAB Terra, CAB Fusignano, Deco Industrie, Lavoratori del Mare, Promosagri, Nuovo Conisub.
I TEMI DEL DIBATTITO
La presenza dell’Europa, nell’analisi di Legacoop, si conferma fondamentale a tutti i livelli per il settore.
L’alluvione del 2023, ad esempio, ha provocato danni alle sole cooperative agroalimentari di Legacoop Romagna per oltre 30 milioni di euro. L’arrivo di 380 milioni di euro per la ricostruzione, attinti al Fondo di solidarietà comunitario, rappresenta un fatto di estrema importanza, anche in considerazione dei ritardi del governo centrale.
Ma, al di là delle emergenze, l’Unione Europea può e deve continuare ad avere un ruolo cardine anche nell’innovazione tecnologica e la ricerca, l’accesso alle fonti energetiche pulite e a basso costo, l’adattamento e la mitigazione di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici.
Questo sarà possibile se le politiche europee per la sostenibilità si allontaneranno da un approccio esclusivamente ideologico. Sulla base di esso le produzioni di eccellenza della filiera italiana — come vino, prodotti caseari, carne e latte — sono già sottoposte a forti pressioni mediatiche negative, spesso a favore di produzioni ultraprocessate, che non garantiscono gli stessi standard di qualità e sicurezza.
È necessario invece investire su scienza e innovazione per realizzare una transizione capace di tenere insieme sempre maggiore sostenibilità ambientale delle produzioni, difesa del lavoro e dell’occupazione e sicurezza ambientale per la popolazione del continente.
Il rischio è di mettere in difficoltà intere filiere, come dimostrano le dinamiche vissute dalla pesca e dell’acquacoltura, dove in 10 anni si è perso il 20% della flotta italiana anche a causa di politiche comunitarie lontane dalla realtà delle imprese del Mediterraneo e oggi è alle prese con problemi drammatici come il granchio blu.
La difesa dei redditi dei produttori e la capacità del continente di produrre cibo devono invece rimanere obiettivi fondamentali di una politica agricola comune che si vuole più forte, con un budget adeguato alle necessità del settore.
Difesa delle produzioni di qualità, cambiamento climatico, promozione dell’export e dell’internazionalizzazione, evoluzione della politica agricola comune: questi alcuni dei temi che sono stati affrontati.
Tra le numerose questioni presentate dalle cooperative sono emerse anche la difficoltà a reperire manodopera, il ruolo degli agrofarmaci, l’importanza dell’attività agricola nella difesa ambientale e il sostegno alla filiera del biologico.