(Sesto Potere) – Cesena / Este – 10 luglio 2024 – Nel 1943 aveva cercato di salvare due donne ebree, madre e figlia, Anna ed Emma Ascoli Zevi, dai campi di sterminio, prima ospitandole a casa ed evitando loro il carcere, poi provando a fare battezzare la più giovane.
È questa la storia della cesenate Clara Lelli Mami Righi che il Comune di Este, in Provincia di Padova, su proposta dell’Assessorato e della Commissione Pari Opportunità, ha deciso di omaggiare intitolandole la rotonda posta al centro dei giardini del Castello.
La cerimonia di intitolazione si è tenuta sabato 6 luglio alla presenza dell’Amministrazione comunale di Este, della famiglia Lelli Mami e del Presidente del Consiglio comunale di Cesena, Filippo Rossini, che ha partecipato in rappresentanza dell’Ente. Contestualmente sono state intitolate anche una rotatoria e un’aiuola spartitraffico a Tina Anselmi e alle donne operaie di Este che, a inizio Novecento, hanno manifestato per i propri diritti.
Esempio di coraggio e altruismo. “Siamo grati all’Amministrazione comunale di Este – commenta il Presidente del Consiglio comunale di Cesena Filippo Rossini – per aver restituito al presente la storia di una nostra concittadina cesenate che, con coraggio e tenendo bene a mente l’importanza della cooperazione tra donne, nel 1943 aiutò due concittadine ebree, Anna ed Emma Ascoli Zevi, sperando di strapparle dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti. La storia di Clara Lelli Mami si avvicina a quella dell’onorevole Tina Anselmi: donne simili che rappresentano per tutti noi la schiena democratica del paese. Hanno in comune una battaglia civile e politica a difesa delle persone e, attraverso la loro vita, ricordiamo tutte le donne senza nome che hanno lottato per la resistenza, per la memoria e contro l’indifferenza. Anche oggi Clara Lelli Mami unisce i nostri territori, quello di Cesena e la vicina Este, e la sua storia contribuisce a tenere viva la memoria di anni difficili in cui in tanti sacrificarono la vita nel nome degli ideali di democrazia, giustizia e uguaglianza sociale”.
La triste vicenda. Era il 4 dicembre del 1943, un sabato. Allora come oggi si teneva il mercato settimanale e le due donne Emma e Anna Zevi, mamma e figlia, speravano di vendere qualcosa in prossimità del Natale. Loro, di religione ebraica, erano titolari di un piccolo negozio dal nome esotico “Bazar 33”. Emma, a differenza di quanto le aveva detto il figlio maggiore Umberto Primo, fuggito nel ‘38 da Castelmassa, pensava che nessuno se la sarebbe presa con due persone come loro, era certa che nessuno se la sarebbe presa con una donna anziana e con la figlia epilettica.
La sera del 3 dicembre, presa da un forte timore, preparò le valigie per andarsene da Este e nascondersi chissà dove. Probabilmente l’arresto del figlio e l’arrivo in città della Wehrmacht le avevano fatto cambiare idea. Pensò però di voler sfruttare per l’ultima volta il mercato settimanale per rimpinguare il magro incasso che ormai da tempo ottenevano. Così quella mattina si avviarono fino al negozio per aprirlo per l’ultima volta. Poche ore più tardi, intorno alle ore 11:00, la milizia si presentò in bottega notificando l’arresto. Le due poverette tentarono di resistere, ma furono trascinate tra urla e pianti, verso la caserma dei carabinieri.
Nessuno ebbe il coraggio di aiutarle, tranne la signora Clara Lelli Mami, loro amica che convinse il capitano dei carabinieri a portarle per quella notte a casa sua in piazza Trento. Evitò loro il carcere anche se sotto il portone dell’abitazione di piazza Trento due carabinieri rimasero tutta la notte a vigilare che non scappassero e la mattina dopo le scortarono verso il campo di Vò vecchio aperto il giorno prima.
Furono trasferite a Villa Venier dove rimasero alcuni mesi insieme a una settantina di altri ebrei padovani. Il 31 luglio 1944 vennero caricate in un treno verso Auschwitz. Unica traccia rimasta è quella di Emma registrata in arrivo ad Auschwitz e deceduta in quello stesso giorno. Di Anna nemmeno quello. Si suppone sia morta durante il terribile tragitto.