(Sesto Potere) – Mantova – 3 luglio 2024. “Coesione è competizione” di Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo e Unioncamere in collaborazione con AICCON, Ipsos e Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne è stato presentato nel corso del Seminario di Fondazione Symbola da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Gian Maria Gros-Pietro, presidente Intesa Sanpaolo; Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere; Nando Pagnoncelli, presidente e AD Ipsos Italia.
Ne hanno discusso Giovanni Azzone, presidente ACRI; Leonardo Becchetti, Ordinario di Economia politica dell’Università di Roma Tor Vergata; Padre Enzo Fortunato, giornalista e scrittore; Silvia Botto Head of IMI CIB Strategies & Marketing – Intesa Sanpaolo; Simone Gamberini, presidente Legacoop; Nicola Lanzetta, direttore Italia gruppo Enel; Vanessa Pallucchi, portavoce Forum nazionale Terzo Settore; Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidarietà; Stefano Zamagni, presidente Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Ha concluso i lavori Vincenzo Boccia, presidente Luiss School of Government.
La sintesi: nel 2023 le imprese coesive rappresentano il 43% delle pmi manifatturiere, in crescita di 11 p.p. rispetto al 2018. Le imprese coesive fanno più eco-investimenti (il 67% contro il 43% delle non coesive). Un terzo delle imprese coesive (39%) ha investito in fonti rinnovabili a fronte delle imprese non coesive (24%). Le imprese coesive danno prova di una maggiore apertura verso ciò che è nuovo: la quota delle imprese coesive utilizzatrici di strumenti di ia è pari all’8%, quella delle non coesive si ferma al 4%. Le regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna sono le prime per concentrazione di imprese coesive.
Il rapporto analizza e racconta i fattori più significativi della competitività del nostro Paese, con particolare attenzione verso gli aspetti che non vengono colti dagli indicatori economici più diffusi, sottolineando l’importanza della collaborazione per le imprese. La coesione migliora il legame e il radicamento nelle comunità e nei territori, accresce il senso di appartenenza e soddisfazione di vita dei dipendenti, il coinvolgimento e il dialogo con i clienti.
Le imprese coesive di ottengono risultati migliori rispetto alle imprese che non lo sono. Ciò vale sia per le dinamiche di fatturato (per il 2024 sono il 34% le imprese coesive che stimano aumenti di fatturato rispetto al 2023, contro il 25% delle altre), che per l’occupazione (25% di indicazioni di incremento nel 2024 rispetto al 16% delle altre imprese) e le esportazioni (27% contro 21%). Le imprese coesive prevedono anche una crescita nel 2024 delle quantità prodotta (nel 30% dei casi contro il 22% delle non coesive). E questi andamenti distintivi si confermano anche per le previsioni 2025 per tutti e quattro i parametri considerati.
Forte è poi la propensione delle imprese coesive al green e al digitale: quasi due imprese su tre (il 67%) hanno investito in sostenibilità ambientale nel triennio 2021-2023 (il 43% nel caso delle imprese non coesive). Nel 2023 oltre un terzo delle imprese coesive (il 39%) ha investito in fonti rinnovabili per migliorare le proprie performance ambientali, a fronte del 24% delle imprese non coesive.
Nel 2023 le imprese coesive rappresentano il 43% delle PMI manifatturiere, un dato sostanzialmente in linea rispetto al 2022 ma in crescita di 11 p.p. rispetto al 2018. Ciò che cresce significativamente è soprattutto il numero medio di relazioni instaurate dalle imprese coesive con i soggetti del territorio con cui interagisce (da 1,9 relazioni per impresa del 2018 a 2,8 del 2023). Dunque, la quota di coesive cresce nel tempo pur in corrispondenza di un innalzamento della soglia del numero medio di relazioni utilizzate per identificarle.
In questo ambito, la tecnologia che sta avendo l’impatto economico e sociale più dirompente è l’Intelligenza Artificiale, il cui utilizzo da parte delle imprese è ancora piuttosto limitato. Tuttavia, anche in questo caso le imprese coesive danno prova di una maggiore apertura verso ciò che è nuovo: la quota delle imprese coesive utilizzatrici di strumenti di IA è pari all’8%, quella delle non coesive si ferma al 4%.
Esempi di imprese coesive approfonditi nel capitolo “storie” del rapporto: la Cantina Arnaldo Caprai, famosa non solo per il Sagrantino, un eccezionale vino rosso ottenuto dai vitigni coltivati sulla collina di Montefalco in provincia di Perugia, ma anche per aver stabilizzato i flussi di manodopera dando lavoro a centinaia di migranti, che hanno trovato nell’occupazione presso l’azienda un’occasione di riscatto, grazie alla collaborazione con la Caritas locale e altre associazioni del territorio, che a loro volta sono riuscite a rispondere alla domanda di lavoro concreto e regolare dei richiedenti asilo;
Acqua dell’Elba, che insieme alle istituzioni ha avviato importanti progettualità per raggiungere obiettivi basati su una visione condivisa dell’Isola, che hanno da un lato rafforzato la reputazione del brand e dall’altro generato delle ricadute sociali positive, creando un laboratorio attorno all’impresa in cui tutti sono stati coinvolti per la gestione più sostenibile delle risorse dell’Isola e la valorizzazione del suo patrimonio naturalistico e di identità del territorio, che per Acqua dell’Elba significa anche valorizzazione del patrimonio aziendale;
Aboca, che ha riconosciuto nelle istituzioni il partner giusto per realizzare un nuovo concetto di farmacia a misura di cittadino, dando vita alla prima società a capitale misto pubblico-privato in Europa ad adottare lo statuto di Società Benefit;
Fassa Bortolo, ritenendo il benessere delle persone un fattore chiave per la competitività, ha messo i lavoratori al centro riuscendo a trattenere i propri talenti in azienda, grazie alla creazione di un luogo di lavoro in cui le persone possano lavorare serenamente, motivate nel raggiungimento degli obiettivi. Una maggiore stabilità nei ruoli che si traduce anche in maggiore velocità nel processo decisionale e nell’erogazione di servizi di qualità superiore;
Enel, che per lo sviluppo dei suoi fornitori ha trovato una soluzione nell’accordo con Intesa Sanpaolo, attraverso un programma che ha l’obiettivo di supportare le piccole e medie imprese della filiera e di facilitarne l’accesso al credito in modo da permettere loro di avviare percorsi di crescita e di sviluppo sostenibile. Con benefici per tutte le parti coinvolte: le aziende hanno ricevuto un sostegno per gestire i costi della transizione ecologica e digitale, la banca ha allargato il proprio business, Enel ha sostenuto la filiera migliorando le performance di sostenibilità;
Gruppo Saviola è leader nell’economia circolare del legno anche grazie a un approccio basato sulla coesione con altri attori che gli ha permesso di organizzare una nuova filiera basata sul recupero delle materie prime. Saviola, occupandosi della raccolta, aiuta mobilifici e aziende che usano il legno a smaltire i rifiuti, mentre le municipalizzate dei comuni sono alleggerite nel loro lavoro di raccolta e smaltimento. Oggi Saviola ha un network composto da 5.000 contatti tra aziende private (non solo italiane, ma anche svizzere, tedesche e francesi) e municipalizzate, con circa trenta piattaforme e tre impianti produttivi in Italia.
“La coesione è un formidabile fattore produttivo – dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola -in particolare in Italia. L’incrocio tra imprese, comunità, territori, innovazione e bellezza è fondamentale per la nostra economia e per il made in Italy. L’Unione Europea ha indirizzato le risorse del Next Generation EU per rilanciare l’economia su coesione -inclusione, transizione verde e digitale. Con l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050. L’Italia può essere protagonista della sostenibilità se si sente parte di una sfida comune come le imprese raccontate in questo rapporto. Perché, come afferma il Manifesto di Assisi, ‘affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro’”.
“Il rapporto annuale che la Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo e Unioncamere realizzano insieme dal 2018 – dichiara Gian Maria Gros – Pietro, presidente Intesa SanPaolo – porta a riflettere sul ruolo che ogni impresa riveste nell’affrontare le grandi sfide odierne come il cambiamento climatico, la transizione energetica, il digitale. La coesione fra aziende accresce la loro capacità operativa tramite i benefici della collaborazione, le rende più competitive, con un conseguente impatto positivo sulla competitività dell’intero Paese. Una competizione costruttiva che punta alla crescita, alla valorizzazione delle persone, con visione, coraggio e attenzione alla comunità come ben sintetizza il sottotitolo dell’edizione di quest’anno”.
“La coesione, cioè l’attenzione ai rapporti, alla costruzione di relazioni con gli stakeholders basati sulla fiducia fa bene alle imprese ma fa bene anche ai territori”, sottolinea Giuseppe Tripoli, (nella foto) segretario generale di Unioncamere. “Le imprese coesive fatturano, assumono ed esportano di più. E per il 2024 hanno previsioni più positive: il 34% prevede aumenti di fatturato (contro il 25% delle altre imprese); il 25% ha in programma nuove assunzioni (contro il 16%); il 27% si attende un aumento dell’export (contro il 21%). Tra l’altro, i due terzi delle imprese coesive puntano con decisione sul made in Italy (contro il 48% delle altre), scommettendo su qualità dei prodotti, legami con il territorio e valorizzazione del brand. La maggior presenza di imprese coesive ha un effetto positivo anche sui territori: ad esempio, in termini di benessere più diffuso, nelle province più coesive il valore aggiunto procapite è di 34mila euro (contro 26mila delle altre)”.