Dopo l’ok del Senato, nella giornata di ieri, mercoledì 19 giugno, la Camera dei deputati, ha approvato in via definitiva (con 172 sì, 99 voti contrari e un astenuto) il disegno di legge: S. 615 “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario” ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
Si parla del cosiddetto ddl Calderoli. Il testo, composto da 11 articoli, definisce le procedure legislative e amministrative per definire le intese tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l’autonomia differenziata nelle 23 materie indicate nello stesso provvedimento. Tra queste ci sono Tutela della salute, Istruzione, Sport, Ambiente, Energia, Trasporti, Cultura e Commercio estero.
Mentre 14 sono poi le materie definite dai Lep, Livelli essenziali di prestazione.
“Un risultato memorabile a vantaggio dell’intero Paese. L’autonomia è legge: un sogno coltivato per anni, un passo in avanti per la nostra democrazia”: commenta soddisfatto il deputato Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna, dopo la lunga notte alla Camera che ha preceduto l’ampio voto favorevole alla legge.
“Una data storica per un provvedimento che deve essere visto come un’opportunità per tutto il Paese sul piano dell’efficienza e della trasparenza, dove i servizi siano davvero uguali per tutti i cittadini e dove le amministrazioni regionali siano chiamate ad assumersi più responsabilità nei confronti della propria comunità – afferma Marrone – . Sono poi da evidenziare la strumentalità e il pregiudizio dell’opposizione e in particolare del Pd che dopo aver sostenuto con dichiarazione e in documenti ufficiali l’applicazione dell’articolo 116 della Costituzione, che prevede il ‘regionalismo differenziato’, si è scoperto improvvisamente ostile al provvedimento solo perché portato in porto da una maggioranza di centrodestra. Ricordo a questo proposito l’ormai ex presidente Pd della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che sull’autonomia differenziata ha cambiato idea a seconda del Governo in carica”.
“Nel 2018 Bonaccini firmò l’accordo sull’autonomia differenziata con l’allora sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa insieme alle Regioni Lombardia e Veneto. La Regione da lui governata elaborò addirittura diversi documenti dove si analizzavano le materie al cui interno definire i nuovi poteri regionali. Bonaccini era quindi salito con convinzione sul carro dell’autonomia regionale sostenendo che era la strada maestra per la modernizzazione del Paese e affermando che non era ‘un tema né di destra né di sinistra’. Improvvisamente il ‘contrordine, compagni’. Tutto il Pd, Bonaccini compreso, ha cambiato rotta senza alcuna ragione motivata se non l’ostilità preconcetta nei confronti della maggioranza di Governo. Non è che Bonaccini e compagni non credano più nell’autonomia differenziata, ma devono adeguarsi ai tam tam propagandistici di un partito che mostra così la sua inadeguatezza come forza politica responsabile e costruttiva”: conclude Jacopo Morrone.