(Sesto Potere) – Roma – 19 giugno 2024 – Cresce il numero delle persone accompagnate e aiutate dalle Caritas diocesane. Quelli presentati oggi da Caritas Italiana non sono solo “numeri”, sono soprattutto 269.689 “volti” di poveri, che a loro volta rappresentano altrettante famiglie, dato che la presa in carico risponde sempre alle esigenze dell’interno il nucleo familiare.
Il Report statistico nazionale 2024 di Caritas Italiana sulla povertà in Italia, presentato oggi a Roma, valorizza le informazioni provenienti da 3.124 Centri di ascolto e servizi delle Caritas diocesane, dislocati in 206 diocesi in tutte le regioni italiane. Si tratta peraltro solo di quelli già in rete con la raccolta dati, dal momento che i servizi e le opere sui territori sono in realtà molti di più. Ne emerge una fotografia drammatica che chiama all’impegno di tutti. Rispetto al 2022 la Caritas segnala un incremento degli assistiti del 5,4%.
«Questo secondo Report statistico si colloca in un tempo particolare, segnato da vicende che toccano le nostre comunità. Da un lato le crisi internazionali che condizionano pesantemente i rapporti tra i Paesi e lo sviluppo di percorsi di pace, dall’altro l’incessante aumento della povertà e la forte incidenza di situazioni di rischio e vulnerabilità. Di fronte a questi scenari la Chiesa continua a sognare e ad affermare un umanesimo autentico, secondo cui ogni essere umano possa realizzarsi pienamente, vivendo in un mondo più giusto e dignitoso», sottolinea il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello.
Delle 269.689 persone accompagnate nel corso del 2023 il 51,5% è di genere femminile e il 48,5% di genere maschile; tale ripartizione si mantiene pressoché stabile rispetto a un anno fa. Si registrano invece delle variazioni a livello macroregionale: cala la componente maschile nel Nord-Ovest (dal 54,0% al 48,0%) mentre sale nel Nord-Est (dal 47,6% al 51,1%).
il Sud si conferma l’area con la più alta incidenza di richieste di aiuto formulate da donne (57,1%).
Si definiscono spesso delle zone grigie e intermedie, tra benessere e malessere, in cui si combinano diverse forme di vulnerabilità, economica, sociale, relazionale, lavorativa. A loro si aggiungono poi i poveri cronici seguiti da 5 anni e più (la cui incidenza si attesta al 25,5% a fronte del 24,4% del 2022); in questo caso si tratta di forme di povertà che si stratificano, che rischiano di caraterizzare intere esistenze e anche di tramandarsi tra le generazioni (Tab.5). In tal senso alcune regioni raggiungono punte di cronicizzazione ancora più elevate: tra queste la Toscana (dove il 42% degli assistiti è seguito da cinque anni e più), la Basilicata (32,4%), l’Abruzzo-Molise (29,0%), la Liguria (27,5%) e il Lazio (27,1%).
Dal Report risulta che nel 2023 cala la quota dei nuovi poveri ascoltati, che passa dal 45,3% al 41,0%. Crescono invece le persone con povertà “intermittenti” e croniche, riguardanti in particolare quei nuclei che oscillano tra il “dentro-fuori” la condizione di bisogno o che permangono da lungo tempo in condizione di vulnerabilità: una persona su quattro è infatti accompagnata da una Caritas diocesana da 5 anni e più. Sembra quindi mantenersi uno zoccolo duro di povertà che si trascina di anno in anno senza particolari scossoni e che è dovuto a più fattori; il 55,4% dei beneficiari nel 2023 ha manifestato contemporaneamente due o più ambiti di bisogno.
Un altro fattore che accomuna la gran parte delle persone ascoltate è la fragilità occupazionale, che si esprime per lo più in condizioni di disoccupazione (48,1%) e di “lavoro povero” (23%). Non è solo dunque la mancanza di un impiego che spinge a chiedere aiuto: di fatto quasi un beneficiario su quattro rientra nella categoria del working poor, con punte che arrivano al 26,1% in Toscana e al 28,4 in Piemonte. Tra i lavoratori poveri si contano per lo più: persone di cittadinanza straniera (65%); uomini (51,6%) e donne (48,4%); genitori (78%) e coniugati (52,1%); domiciliati presso case in affitto (76,6%); intercettati soprattutto presso i servizi della Lombardia, Emilia Romagna o Toscana.
Tante le fragilità del mercato del lavoro che possono dirsi alla base della in work poverty e del fenomeno dei working poor: l’ampia diffusione di occupazioni a bassa remunerazione e bassa qualifica, soprattutto nel terziario.
Chi si rivolge alla Caritas? Si tratta di donne (51,5%) e uomini (48,5%), con un’età media che si attesta sui 47,2 anni (46 nel 2022). Cala l’incidenza delle persone straniere che si attesta sul 57,0% (dal 59,6%). Alta invece l’incidenza delle persone con figli: due persone su tre (66,2%) dichiarano di essere genitori. Oltre i due terzi delle persone in povertà, secondo i dati dei Centri di ascolto Caritas consultati, hanno livelli di istruzione bassi o molto bassi (67,3%), condizione che si unisce a una cronica fragilità occupazionale, in termini di disoccupazione (48,1%) e di “lavoro povero” (23%).
Non è dunque solo la mancanza di un lavoro che spinge a chiedere aiuto: di fatto quasi un beneficiario su quattro è un lavoratore povero. Inoltre la percentuale dei percettori del Reddito di Cittadinanza, la misura di contrasto alla povertà sostituita oggi dall’Assegno di Inclusione, si attesta al 15,9%, dato in calo rispetto al 2022 e soprattutto al 2021: allora i beneficiari corrispondevano rispettivamente al 19,0% e al 22,3%.
Nel 2023 le Caritas diocesane e parrocchiali hanno incontrato e supportato 35.875 anziani, pari al 13,4% dell’utenza complessiva (considerando i soli centri/servizi in rete). Nel corso degli ultimi anni si è assistito a un netto aumento del peso degli anziani che è passato dal 7,7%, del 2015, a oltre il tredici per cento del 2023. In alcune regioni più di altre l’incidenza degli anziani tocca punte ancora più elevate, in modo particolare in alcune regioni del Mezzogiorno: in Campania (18,1%), Basilicata (16,6%), Puglia (15,4%), Sardegna (15,3%).
L’incidenza più contenuta si registra invece nelle regioni del Nord-Est (10,8%).
In termini di risposte, le azioni della rete Caritas sono state numerose e diversificate. Complessivamente sono stati erogati oltre 3,5 milioni di interventi, una media di 13 interventi per ciascuna persona assistita (considerate anche le prestazioni di ascolto). In particolare: il 73,7% ha riguardato l’erogazione di beni e servizi materiali (distribuzione di viveri, accesso alle mense/empori, docce, ecc.); l’8,9% gli interventi di
accoglienza, a lungo o breve termine; il 7,3% le attività di ascolto, semplice o con discernimento; il 5,2% il sostegno socio-assistenziale; l’1,7% interventi sanitari.
Il Report contiene anche tre focus tematici che analizzano nello specifico la povertà delle famiglie con bambini, indagine condotta in collaborazione con Save the Children, la condizione delle persone senza dimora e di quelle in solitudine, in particolare gli anziani.
Dal rapporto emerge come il 9,8% della popolazione italiana, pari a un residente su dieci, lamenta uno stato di povertà assoluta. Tradotto in numeri: 5 milioni 752mila residenti, per complessive 2 milioni 234mila famiglie.
«È compito statutario di Caritas Italiana – ricorda il presidente di Caritas Italiana, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli – realizzare studi e ricerche sui bisogni delle persone, per aiutare a scoprirne le cause, per preparare piani di intervento, soprattutto in un’ottica di prevenzione. Questo è l’intento del Report che presentiamo. Una raccolta di dati che è stata realizzata grazie all’impegno degli operatori e dei volontari dei nostri Centri di ascolto e con la collaborazione delle persone in stato di bisogno che ci hanno consegnato la loro situazione. Studi e ricerche sono da condurre in collaborazione con altri e nel quadro di una programmazione pastorale unitaria, per animare le nostre comunità e per stimolare l’azione delle istituzioni civili a un’adeguata legislazione. La Caritas tiene molto, accanto ai bisogni, a evidenziare le risorse. Questo
Report va letto insieme alle nostre ultime pubblicazioni che raccontano la ricchezza del volontariato, in particolare quello dei giovani».