(Sesto Potere) – Forlì- 18 giugno- Nelle due giornate di ieri e di oggi la grande mostra sui Preraffaelliti, in programma fino al 30 giugno del Museo San Domenico di Forlì, ha ospitato un workshop riservato ad un gruppo di specializzandi composto da 12 dottorandi dell’Università di Yale e da 6 dottorandi dell’Università di York, coordinato da alcuni dei curatori della mostra, ovvero Liz Prettejohn, capo dipartimento di Storia dell’arte presso l’Università di York, Peter Trippi, già direttore del Dahesh Museum of Art e Tim Barringer, Paul Mellon Professor presso il Dipartimento di Storia dell’Arte dell’Università di Yale.
Oltre a visitare la mostra il gruppo ha avuto modo di incontrare alcuni tra i massimi esperti del settore, come Morna O’Neill e Andrea Wolk Rager, studiose di fama internazionale di arte britannica del XIX secolo.
In occasione dell’incontro seminariale che si è tenuto nel pomeriggio di ieri nella sala rossa del Museo San Domenico al gruppo si è unito poi Gianfranco Brunelli, direttore della mostra, che ha evidenziato agli studenti le novità sotto il profilo scientifico dell’esposizione.
Ovvero in primo luogo la sua periodizzazione: non solo la prima e la seconda generazione dei Preraffaelliti (quella di Rossetti e di Burne-Jones, quella di Millais e di Leighton e Watts), ma anche la terza che con Ricketts e Shannon arriva agli anni ’20 del Novecento.
Poi il confronto tra le varie fasi del movimento e l’arte italiane dal Trecento al Cinquecento.
“Quel confronto, la lezione del Rinascimento italiano e nuovamente l’influsso dei Preraffaelliti sull’arte italiana del tardo Ottocento e del primo Novecento – ha ricordato Brunelli – sono in fondo uno sguardo sul rapporto tra generazioni che attestano come il concetto di tempo, il rapporto col nostro passato modifica la nostra percezione del presente e del futuro. Scegliere un passato a modello giustificativo di un presente significa reinventare quel passato stesso. Non chiudere la storia. Essi non furono dei passatisti. La loro non fu né una rivoluzione conservatrice, né una rivolta reazionaria. Traghettarono il Romanticismo nel Simbolismo, aprirono all’Art and Craft e al Liberty. Furono la prima avanguardia, il primo movimento che avrebbe aperto la strada al Novecento europeo”.
In coda all’incontro di ieri, Brunelli ed i docenti hanno quindi accompagnato gli studenti a vedere l’Ebe di Canova, simbolo ed opera più pregiata della Pinacoteca civica.