(Sesto Potere) – Forlì – 17 maggio 2024 – “Ieri era un giorno di unità, di cordoglio, di speranza e di orgoglio per Forlì. Un giorno in cui ricordare la sofferenza, celebrare la forza e la solidarietà, stringersi come comunità per sostenere tutte e tutti non lasciando indietro nessuno. Ero alla messa celebrata dal Vescovo, Mons. Livio Corazza, in Duomo (nella foto in alto) per testimoniare quanto sia bella la vita, perché più forte di ogni disastro. Ma a un anno e un’ora dall’alluvione, nel quartiere di San Benedetto tante e tanti hanno rivisto i fantasmi di maggio 2023. È bastata un’ora di pioggia per mostrare, ancora una volta, i limiti dell’amministrazione della città, l’incapacità ad affiancare le cittadine e i cittadini nell’emergenza e la necessità di una seria riflessione sull’intero sistema fognario di Forlì. Ancora una volta Zattini non era lì. Né prima, né dopo”: così il candidato sindaco del centrosinistra, Graziano Rinaldini.
“Io non mi definirò mai ‘comandante’. Il sindaco pro tempore di una città è semplicemente una persona al servizio dei cittadini, non il loro sovrano. E le celebrazioni di ieri hanno nuovamente mostrato che Zattini si comporta da sovrano, mentre poteva e doveva essere l’occasione per un momento condiviso e di tutta la comunità, mettendo a confronto i quartieri con un simbolo, una targa, anche una statua sì, ma attraverso un percorso partecipativo, con iniziative in collaborazione con corpi intermedi e imprenditoria, per organizzare una grande raccolta fondi per quelle famiglie che hanno ricevuto promesse dal ‘comandante’ e si ritrovano ancora oggi a pagare di tasca propria un camion spurghi: ecco, io avrei fatto così”.
“L’amministrazione, invece, ha optato per iniziative autoreferenziali, peraltro contestate dalle stesse persone a cui si rivolgevano, riuscendo a dividere ulteriormente la comunità. A mettere le e i forlivesi uno contro l’altro”, prosegue Rinaldini.
“Fare il ‘comandante’ (come alcuni amano chiamare il sindaco Zattini, ndr) è una retorica salviniana ai limiti del nostalgico e non può diventare il mantra di un sindaco. Le scuse sono certamente un segno di intelligenza ma non sono un segno di vicinanza. La vicinanza è un segno di vicinanza – conclude Rinaldini -. Stare al fianco di tutte e tutti è un segno di vicinanza. Soffrire, gioire, sporcarsi, lavorare, progettare e fare insieme alla cittadinanza è un segno di vicinanza. E io sono stato, sono e sarò sempre vicino alla mia comunità e ai miei territori”.