(Sesto Potere) – Reggio Emilia – 8 aprile 2024 – Con due lezioni magistrali di assoluto valore sul tema “L’uomo e le regole: etica & diritto” da parte di monsignor Samuele Sangalli, del Dicastero Vaticano per l’evangelizzazione (nonché docente presso l’Istituto di Antropologia e presidente della Fondazione Sindéresi) e del professor Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale e professore ordinario di Diritto costituzionale, si è aperta questa mattina alla Cavallerizza la XIII edizione di Noicontrolemafie, il Festival della legalità promosso dalla Provincia di Reggio Emilia insieme a 29 Comuni e alla Regione Emilia-Romagna, con la direzione scientifica di Antonio Nicaso.
“Una settimana conclusiva, al termine del fondamentale lavoro condotto nei mesi scorsi con le scuole, che ci porterà a indagare la presenza delle mafie non solo nello spazio fisico, ma anche in quello digitale, dal dark web all’intelligenza artificiale, con relatori di grande valore”, ha detto lo stesso Antonio Nicaso introducendo la giornata inaugurale, aperta dal saluto del presidente della Provincia Giorgio Zanni.
Dopo aver ringraziato le scuole per l’importante lavoro che stanno svolgendo con la Provincia e ai Comuni sul fronte della legalità, analogo ringraziamento il presidente Giorgio Zanni lo ha rivolto al prefetto Cocciufa, alle forze dell’ordine, alla Procura, a tutte le istituzioni e organizzazioni economiche “che stanno facendo squadra insieme a noi per contrastare le infiltrazioni mafiosi”. “Norme e protocolli di cui qui a Reggio ci siamo dotati – e che hanno subito, non dimentichiamolo, attacchi frontali da amministratori di Cutro, ma anche della nostra provincia – sono importanti, ma ancora più importanti sono le scelte personali che compiamo ogni giorno”, ha detto il presidente Zanni rivolto ai ragazzi: “Non solo come pubblici amministratori, ma anche come cittadini, come singoli persone, come studenti, come consumatori è importante decidere, e bene, ogni giorno come comportarsi, a chi rivolgersi, di chi fidarsi per tenere sempre alta la guardia”, ha concluso.
Anche il prefetto Maria Rita Cocciufa ha sottolineato “l’importanza della fortissima intesa tra istituzioni che ho trovato qui a Reggio Emilia, di strumenti di prevenzione che come nel campo dell’edilizia privata rappresentano un unicum nel Paese e dell’intensa attività di repressione, che anche recentemente ha portato alla luce un sistema tipico di aggressione delle mafie in un contesto ricco di imprese, denaro e innovazione tecnologica – ha detto – Serve però, forse, un ulteriore salto di qualità: una ancora maggiore consapevolezza da parte della società civile nell’adottare modelli di comportamento nella vita di tutti i giorni per contrastare l’illegalità, perché davvero ognuno, nel proprio piccolo, può fare qualcosa”.
Concetti ripresi anche dal sindaco Luca Vecchi, per il quale “anche attraverso le piccole cose, come non gettare i rifiuti per strada o rispettare i divieti di sosta, si raggiungono grandi obiettivi come quelli al centro della discussione di oggi, ovvero etica e diritto”. “Rispettare le regole è già un passo fondamentale, così come opporsi alla logica del più furbo e del più forte, per stare insieme in modo più civile e fermare così le mafie”, tornando a sua volta sugli attacchi che in passato sono stati portati ai protocolli antimafia adottati a Reggio: “Il fatto che l’azione della nostra Prefettura non trovi unanime apprezzamento – ha detto – è un problema politico sul quale dobbiamo interrogarci, così come sul dilagare di certe pratiche, a partire dalle false fatturazioni, nell’economia privata reggiana”.
Le lezioni magistrali di Sangalli e Baldassarre. E’ stato quindi monsignor Samuele Sangalli, del Dicastero Vaticano per l’evangelizzazione, a tenere la prima, profondissima lezione magistrale sul tema “L’uomo e le regole: etica & diritto”. Un lungo, affascinante cammino anche attraverso slides – “che poi consegnerò alle scuole in modo che questi concetti possano essere meglio assorbiti e interiorizzati” – iniziato dalla ricerca di quei “valori fondamentali condivisi che permettono all’umanità di sopravvivere in un contesto di mixofobia – ovvero di paura dell’altro, in cui si costruiscono barriere invece di ponti – e in un’epoca segnata dalla vittoria della tecnocrazia, promotrice del pensiero unico del consumismo”.
“Compralo, goditelo e buttalo via” è il ‘credo’ odierno che però – avverte Sangalli – “ci porta alla deperibilità e corruttibilità non solo degli oggetti, ma anche dei legami, ad una generale mercificazione, persone comprese, per cui alla fine rischiamo di non poter più contare su nessuno”. Gli effetti di tutto ciò sono “il concertarsi del potere nelle mani dei pochi che hanno i soldi e che spesso sono senza volto e senza nome; l’allargamento della diseguaglianza economica; l’indebolimento delle istituzioni democratiche e il depauperamento dell’ambiente, per l’inefficacia delle misure di lotta all’inquinamento – ha detto – Cresce l’aggressività sociale, si perdono valori condivisi, si liquefanno i legami, le famiglie non esistono più, crescono gli individualismi, i fondamentalismi e la sfiducia su ogni tipo di accordo per il bene comune”.
“Tutto si costruisce a piacere senza limiti, io posso quindi faccio, ma un potere così porta inevitabilmente alla corruzione, perché si piega la realtà al desiderio del più forte”, ha continuato, indicando però anche la ricetta per contrastare questa deriva: “Iniziare a concepire la globalizzazione come chiamata alla fraternità universale, promuovere una ecologia dell’uomo, difendere l’umanità contro questi nuovi stregoni, combattere per l’umanità e la dignità umana perché la coesione sociale non viene dopo lo sviluppo, ma prima”.
Epperò “la convivenza civile dipende dai valori morali che la cementano” ed ecco, dunque, la necessità di “una etica del rispetto dell’altro”. Basata su cosa? In realtà, per monsignor Sangalli, non c’è bisogno di inventare nulla perché la “regola d’oro sui cui dobbiamo basarci la conosciamo da oltre duemila anni ed è semplicemente ‘non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te, fai agli altri ciò che vuoi sia fatto a te’: ed è una regola comune a tutti gli uomini, perché scritta in tutti i testi sacri di ogni religione”.
“Il perseguimento del bene comune, in fondo, significa ‘semplicemente’ essere giusti, mettersi al posto di chi subisce le conseguenze di una nostra eventuale azione o decisione, lottare con il proprio egocentrismo o, per dirla con Tommaso D’Aquino, con il proprio orgoglio”, ha concluso il presidente della Fondazione Sindéresi invitando gli studenti “a ricercare nella vita di ogni giorno buone relazioni e rispetto, amore e ripugnanza per il male: perché nel nostro umile camino su questa terra, noi siamo chiamati a proporre itinerari, mai a imporre soluzioni”.
E’ stata quindi la volta del professor Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte costituzionale e professore ordinario di Diritto costituzionale, che con la sua lezione magistrale ha lanciato un accorato appello alla difesa della Carta. “Perché il costituzionalismo, oggi, è in crisi un po’ in tutto il mondo, basta pensare che abbiamo visto un presidente degli Stati Uniti incoraggiare un’aggressione a un’ istituzione parlamentare – ha esordito – La Costituzione non è solo un elenco di regole, deve essere dentro di noi, ciò che ci muove a compiere certe azioni. Va difesa, sempre, e non deve essere pensata come purtroppo avviene in Italia come strumento politico di una parte contro l’altra, perché in questo modo la si uccide”.
“La Costituzione italiana abbraccia ognuno di noi e tutti dobbiamo riconoscerci nei suoi principi: è anche uno strumento fondamentale nella lotta alle mafie e, avendo conosciuto sia Falcone sia Borsellino, proprio il fatto che loro – così agli antipodi politicamente – la abbiano interpretata meglio di chiunque altro dimostra come la Costituzione non possa essere ritenuta di sinistra o di destra: hanno entrambi lottato per lo stesso fine, ricercando il bene della comunità, con un coraggio strepitoso e una forza morale incredibile e questo è costituzionalismo”, ha aggiunto Baldassare.
Che ha poi chiuso sulla stessa lunghezza d’onda di monsignor Sangalli: “Certo, contro le mafie la repressione è importante, ma lo è ancora di più una cultura di fondo che deve basarsi sul rispetto dell’altro nel rispetto appunto della nostro Costituzione, che non è altro l’elenco di tutti i nostri diritti, a partire da quelli sociali, in testa il rispetto della dignità umana”.