lunedì, Giugno 10, 2024
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Sbarcati i 134 stranieri al porto di Ravenna

(Sesto Potere) – Ravenna – 10 febbraio – Il sindaco di Ravenna Michele de Pascale comunica che le operazioni di sbarco, delle 134 persone salvate in mare, e attese oggi al porto romagnolo si sono concluse come da programma.

“Lo sbarco era particolarmente complesso per via delle tante famiglie presenti, ma grazie all’efficienza del personale del Comune di Ravenna e dello Stato, di quello socio-sanitario, di polizia, di volontariato, di Croce rossa italiana, di mediazione culturale, che ha agito con serietà, professionalità e umanità, tutto è andato per il meglio”: spiega il sindaco.

“Dimostrando – ha concluso – che anche una sfida drammatica e complicatissima come quella della gestione dei flussi migratori può essere vinta”.

Dopo lo sbarco di 336 migranti registrato il 3 gennaio scorso, Ravenna è per l’ottava volta individuata come Porto Sicuro per la nave Geo Barents di Medici senza Frontiere, con a bordo 134 persone di diverse nazionalità: Siria, Pakistan Bangladesh, Marocco, Palestina, Egitto, Etiopia ed Eritrea.

“Porto Corsini è diventata ancora l’approdo di un viaggio drammatico per quanti sfuggono a guerre e povertà. Il Comune di Ravenna, in stretto raccordo con la Prefettura e con lo straordinario supporto di tutta la comunità, come sempre farà la propria parte con umanità e senso di responsabilità. Ci colpisce invece, l’atteggiamento del governo che continua a scegliere approdi del centro nord allungando ulteriormente il calvario di donne, uomini bambini e minori già allo stremo delle forze. Una scelta disumana, dichiaratamente finalizzata a tenere le navi umanitarie lontane dalle zone SAR impedendogli di salvare vite umane. A tutto questo noi contrapponiamo un modello di accoglienza basato sull’umanità, la professionalità e l’organizzazione”: ha dichiarato il sindaco di Ravenna.

“L’accoglienza delle città è l’unico anello umano ed efficiente di una catena segnata invece dalla demagogia e dalla disorganizzazione del Governo Meloni. Che non solo gioca sulle vite delle persone nelle fasi di salvataggio e sbarco, ma non ha poi nessuna strategia sul “dopo”, con norme capestro sul riconoscimento dello status di rifugiato, numeri ridicoli di rimpatri e nessuna politica attiva per integrazione che passa prima di tutto attraverso la conoscenza della nostra lingua e il lavoro”: ha concluso De Pascale.