(Sesto Potere) – Roma – 8 gennaio 2024 – Nel 2022 le aziende agrituristiche attive sono 25.849 (+1,8% rispetto al 2021); la crescita maggiore si verifica nel Nord-ovest (+2,7%) e nel Nord-est (+2,4%). In Toscana il tasso di attivazione (nuove aziende autorizzate/totale aziende) più alto (30%), in Sicilia il tasso di cessazione più basso (10%). In leggero aumento (+o,7% rispetto al 2021) la presenza delle donne imprenditrici, che sono più di un terzo di tutti i conduttori. Sono pari al 64% i Comuni “agrituristici”. Dal 2004, il loro numero cresce in media del 2,2% l’anno e nel Nord-ovest addirittura del 4%.
I dato è contenuto nell’ultima analisi Istat dal titolo: “Le aziende agrituristiche in Italia – Anno 2022”.
Nel 2004 le aziende agrituristiche(i) erano poco più di 14mila, oggi il loro numero è pressoché raddoppiato. Il tasso di crescita(ii) medio annuo è del 3,8% ed è praticamente omogeneo per tutte le macroaree, con valori che vanno dal 5,5% e 4,3% del Nord-ovest e del Centro, al 3,6% e al 3% delle Isole e del Sud fino al 2,8% del Nord-est.
Se si guarda all’offerta economica, sempre nel periodo 2004-2022, aumentano le strutture con il servizio di degustazione, per le quali il tasso medio annuo di variazione è +4,5%. Questo risultato è probabilmente dovuto anche alla connessione del settore agrituristico con quello dei prodotti di qualità DOP e IGP. Nello stesso arco temporale crescono le aziende con alloggio e ristorazione, con tassi medi annui, rispettivamente del 3,4% e del 3,2%.
Degustazione, alloggio e ristorazione rappresentano il core dell’offerta economica e, per molti versi, rispecchia e connota le diverse peculiarità territoriali del Paese.
Il tasso medio anno di crescita dell’offerta di degustazione è maggiore al Nord-est e nelle Isole e per entrambe le macroaree è del 6%. La crescita della ristorazione è maggiore nel Centro (5,3%) e quella dell’alloggio è più alta nel Nord-ovest (4,5%) e nelle Isole (4,1%).
Il 76,8% dell’intero valore economico è prodotto dalle aziende del Nord-est e del Centro, con quote rispettivamente pari al 39,9% e al 36,9%. Ben al di sotto si posizionano il Nord-ovest (11%), il Sud (9,9%) e le Isole (2,3%). Questo divario territoriale, tuttavia, è bilanciato – aspetto questo non secondario – da una crescita omogenea in tutte le macroaree geografiche che, rispetto allo scorso anno, è del 32,5% per il Nord-est, del 30,5% per il Nord-ovest, il Sud e le Isole e del 28,4% per il Centro
Seguendo un trend oramai consolidato, anche per il 2022 si conferma la crescita, se pure con livelli diversi per macroarea geografica, del numero delle aziende agrituristiche, che aumenta di 459 unità (+1,8%) rispetto allo scorso anno. La crescita maggiore si registra nelle regioni del Nord-ovest (+2,7%) e del Nord-est (+2,4%). Pressappoco in linea con il dato nazionale è quella del Centro (+1,7%) e molto più bassa la crescita nel Mezzogiorno (+0,5%).
A livello regionale, l’aumento maggiore, rispetto allo scorso anno, è in Liguria (+6,6%), Toscana (+4,7%) e in Trentino-Alto Adige/Südtirol (+4,2%).
Nel 2022 le nuove attivazioni sono 1.386, di queste il 46,5% sono avvenute nel Centro, il 42,8% nel Nord (significativo il 13% della Provincia autonoma di Bolzano/Bozen) e il 10,6% nel Mezzogiorno (con la Sicilia che supera il 5%). Il tasso di attivazione (nuove autorizzazioni/totale aziende attive) è del 5,5% e sale al 7% nel Centro e al 2,9 % nel Mezzogiorno con la Sicilia che si attesta al 5,3% nelle isole. La Toscana è la prima Regione per nuove attivazioni
Sempre nello stesso anno le aziende che escono dal mercato sono 943, di queste il 52,1% operano nelle regioni del Centro, dove incide in modo significativo l’Umbria (30%) e in misura minore nella Toscana (16%). Le cessazioni nel Nord sono 33,7%, nel e nel Mezzogiorno il 14,2%.
Complessivamente le aziende agrituristiche del Centro e del Nord-est ospitano il 73% degli agrituristi (rispettivamente il 40,3% e il 32,9%). Tra le regioni si conferma la forza attrattiva della Toscana (28,8%) e del Trentino-Alto Adige/Südtirol (16,9%) con la forte incidenza sul totale nazionale della Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (13,5%). Per tutte le altre regioni la quota di agrituristi è inferiore del 10%
e variano tra 9,5% del Veneto e 0,3% della Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste.