(Sesto Potere) – Roma – 16 aprile 2025 – Quanto è importante la libertà di scelta del consumatore per una buona alimentazione? Di fronte al moltiplicarsi di fake news relative agli alimenti, la competenza di massa degli italiani sul cibo è uno scudo abbastanza solido? Quanto è importante il ruolo dell’industria alimentare nel garantire la libertà di scelta del consumatore tra prodotti sicuri e salutari?
Ecco alcuni quesiti a cui risponde il 2° Rapporto Federalimentare-Censis dal titolo «Cibo e Libertà. Binomio inscindibile nello stile di vita italiano» presentato in occasione della Giornata Mondiale del Made in Italy istituita dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy
IL RAPPORTO IN SINTESI
All’89,1% degli intervistati non piace che qualcun altro gli dica cosa e quanto mangiare, vogliono scegliere liberamente. Atteggiamento proprio dell’85,9% dei giovani, dell’89,1% degli adulti e del 91,3% degli anziani. Poi dell’89,7% dei residenti al Nord-Ovest, dell’86,3% al Nord-Est, dell’88,3% al Centro e del 90,7% al Sud-Isole. Del 90,7% di chi ha al più la licenza media, dell’88,4% dei diplomati e dell’89,1% dei laureati; dell’84,8% dei redditi bassi, dell’89,9% dei medio-bassi, dell’89,1% dei medio-alti e dell’89,7% dei redditi alti.
Il cibo è identità, tradizione, relazioni. Il cibo ha significati sociali diversi, espressioni della soggettività, per questo gli italiani rigettano ogni delega. Per il 72,8% il cibo è un mezzo per esprimere la propria identità. Per il 93,2% è cultura e per il 73,3% svolge un ruolo importante nelle sue relazioni sociali. Solo la libertà di scelta consente al soggetto di esprimersi attraverso le diverse funzioni sociali del cibo. Non a caso il 95,8% degli italiani ritiene importante poter scegliere gli alimenti in base ai propri gusti e valori. Opinione condivisa dal 93,8% dei giovani, dal 97% degli adulti e dal 95,1% degli anziani. Lo pensa anche il 97% dei residenti al Nord-Ovest, il 94,6% al Nord-Est, il 96,9% al Centro e il 94,9% al Sud-Isole. Il 93,6% dei redditi bassi, il 97,8% dei medio-bassi, il 94,8% dei medio-alti e il 94,5% dei redditi alti.
No alle diete di Stato. Per l’82,1% dei cittadini lo Stato non deve vietare certi alimenti, ma informare sui loro effetti sulla salute. Lo pensa il 73,9% dei giovani, l’82% degli adulti e l’88,3% degli anziani. L’85,3% dei residenti al Nord-Ovest, l’80,6% al Nord-Est, l’80,7% al Centro e l’81,2% al Sud-Isole. Forte è il rifiuto di approcci edittali, limitanti la scelta individuale, ostacolo alla reale consapevolezza alimentare. Per il 90,7% la libertà di scegliere cosa mangiare è presupposto di una più alta consapevolezza alimentare. Lo pensa l’89,3% degli uomini e il 92,1% delle donne; l’86,9% dei giovani, il 92,3% degli adulti e il 90,8% degli anziani.
Informarsi per ben scegliere. Il 78,1% degli italiani rispetto a qualche anno fa si informa di più su ciò che mangia. Si informano di più il 78,7% dei giovani, l’84,3% degli adulti e il 66,7% degli anziani; il 77,3% dei residenti al Nord-Ovest, il 76,4% al Nord-Est, il 78,9% al Centro e il 79,3% al SudIsole. Poter fare scelte ponderate è un’esigenza prioritaria. Non a caso leggono l’etichetta sui prodotti alimentari il 79,8% delle persone. Lo fa il 70,3% dei giovani, l’83,6% degli adulti e l’80% degli anziani. Il 71,9% delle persone che vivono sole, l’83,8% delle coppie senza figli e l’80,6% delle famiglie con figli.

Fame di conoscenza. L’83,5% degli italiani vorrebbe essere più informato sull’alimentazione a supporto di scelte più consapevoli. Lo pensa l’81,4% degli uomini e l’85,5% delle donne; l’84,8% dei giovani, l’88,9% degli adulti e il 73,1% degli anziani. L’informazione deve supportare anche nel prendere le decisioni appropriate per salvaguardare la salute del pianeta: per l’81,9% degli italiani è utile conoscere i cibi la cui produzione inquina meno e/o consuma meno risorse. È un’opinione condivisa dal 78,5% degli uomini e dall’85,1% delle donne; dal 79,1% dei redditi bassi, dall’82,2% dei mediobassi, dall’83,6% dei medio-alti e dall’82,6% dei redditi alti.
Esposti alle fake news. La voglia di informarsi deve guardarsi dalle bufale. Al 44,1% degli italiani è capitato di ricevere informazioni sui rischi di alcuni alimenti che poi si sono rilevate false. È capitato al 48% dei giovani, al 44,9% degli adulti e al 39,9% degli anziani; al 38,5% dei residenti al Nord-Ovest, al 42,1% al Nord-Est, al 48,6% al Centro e al 47,1% al Sud-Isole.
La spirale emotiva. Le tante fake news che ingannano il consumatore ne sollecitano l’emotività contro la ragione, amplificando ansie e paure. Al 31% le informazioni sui rischi legati al cibo gli generano ansia. Accade al 28,7% degli uomini e al 33,2% delle donne; al 35% dei giovani, al 32,6% degli adulti e al 25,4% degli anziani. Ansia a paura fanno sovrastimare i rischi, generando comportamenti errati. Così il 45,5% degli italiani ha evitato alimenti ritenuti dannosi pur in assenza di prove scientifiche. È capitato al 32,7% dei giovani, al 44,7% degli adulti e al 56,3% degli anziani. Al 51,6% dei redditi bassi, al 46,6% dei medio-bassi, al 45,6% dei medio-alti e al 36,7% dei redditi alti.
La dieta è buonsenso nelle dosi. Il 77,9% degli italiani ritiene che un alimento faccia male solo se consumato troppo spesso o in quantità eccessive. Ne sono convinti il 73,1% dei giovani, il 74,2% degli adulti e l’88,1% degli anziani; il 76,1% dei residenti al Nord-Ovest, il 75,1% al Nord-Est, il 79,6% al Centro e l’80,1% al Sud-Isole. Il buonsenso privo di oltranzismi vince nel quotidiano degli italiani. Infatti, il 93% pensa che togliersi qualche sfizio ogni tanto non faccia male, ovvero concedersi qualche dolce o alimento più grasso. Lo pensa il 90,9% dei giovani, il 95,9% degli adulti e l’89,5% degli anziani; il 93,7% dei redditi bassi, il 92,9% dei medio-bassi, il 92,4% dei medio-alti e il 95,2% dei redditi alti.
Senso di colpa a tavola. L’allarmismo sul cibo genera diffusi sensi di colpa. Così al 54,7% degli italiani è capitato di sentirsi in colpa dopo aver mangiato un alimento un po’ grasso o per aver mangiato più del dovuto. Si tratta di un’esperienza condivisa dal 47,5% degli uomini e dal 61,4% delle donne. Il 53,6% quando mangia troppo pensa subito a come rimettersi in forma. Succede al 55% degli uomini e al 52,3% delle donne. Al 55% dei giovani, al 55,5% degli adulti e al 49,3% degli anziani.
La frenesia del quotidiano contro la buona dieta. Vite concitate sature di attività diverse sono nemiche della buona alimentazione. Al 36,7% degli italiani capita per periodi anche lunghi di mangiare sregolato, ovvero di saltare uno o più pasti, mangiare molto tardi la sera, fare pasti a orari sempre diversi ecc. Capita al 50,2% dei giovani, al 40,7% degli adulti e al 20% degli anziani; al 48,8% dei redditi bassi, al 37,7% dei medio-bassi, al 34,7% dei medio-alti e al 24,4% dei redditi alti. Cattive abitudini che preoccupano poiché il 37,2% degli italiani teme che il proprio stile alimentare abbia ripercussioni negative sulla propria salute. Lo teme il 33,9% degli uomini e il 40,2% delle donne. Il 50% dei redditi bassi, il 38,7% dei medio-bassi, il 32,8% dei medio-alti e il 29,6% dei redditi alti.
Supporto please per una buona alimentazione. Il 29,3% degli italiani segue o ha seguito una dieta prescritta da un nutrizionista. Lo ha fatto il 28% degli uomini e il 30,4% delle donne; il 37,9% dei giovani, il 31,1% degli adulti e il 19,8% degli anziani. Tanti iniziano e poi smettono una dieta. Capita al 32,5% degli italiani e, in particolare succede al 28% degli uomini e al 36,7% delle donne. Al 42% dei giovani, al 35,5% degli adulti e al 20,2% degli anziani. È poi diffusa la pericolosa abitudine delle diete fai-da-te. Il 27,4% degli italiani, infatti, segue o ha seguito una dieta trovata online, su libri o riviste, social media o media tradizionali. È capitato al 24,3% degli uomini e al 30,4% delle
donne. Al 33,6% dei giovani, al 27,3% degli adulti e al 23,2% degli anziani.
Conta l’equilibrio. Il 93,5% degli intervistati ritiene che sia importante fare una dieta sana ed equilibrata senza escludere a priori nessun alimento. È un’opinione condivisa dal 92,8% degli uomini e dal 94,2% delle donne. Poi dall’89,9% dei giovani, dal 94,5% degli adulti e dal 94,4% degli anziani. Diete equilibrate danno benessere fisico e anche mentale. Per il 78,3% degli italiani il cibo ha un forte impatto sul proprio umore e sul proprio benessere emotivo. Opinione condivisa dal 76,8% degli uomini e dal 79,7% delle donne; dall’85,5% dei giovani, dall’83,3% degli adulti e dal 64,2% degli anziani.
Il valore dell’abbondanza accessibile. Il 91,4% degli italiani ritiene importante poter scegliere tra tanti prodotti con rapporto qualità-prezzo diverso, lo pensa l’88% dei giovani, il 93,7% degli adulti e l’89,8% degli anziani. L’86% dei redditi bassi, il 93,1% dei medio-bassi, il 90,8% dei medio-alti e l’88,6% dei redditi alti. Al 72,7% piace trovare nuovi prodotti sugli scaffali dei supermercati e l’82,7% preferisce scegliere prodotti alimentari delle marche di cui si fida. In definitiva, il 93% reputa fondamentale poter contare su una vasta gamma di prodotti sani, sicuri e buoni, dai prezzi accessibili. Lo pensa l’88,5% dei giovani, il 94,5% degli adulti e il 93,6% degli anziani. L’89% dei redditi bassi, il 92,9% dei mediobassi, il 94,5% dei medio-alti e il 97,5% dei redditi alti.
Industria alimentare, garante di libertà. Nel tempo l’industria alimentare, ampliando e articolando l’offerta di prodotti, ha reso concretamente possibile l’esercizio della libertà di scelta, intercettando anche i cambiamenti negli stili alimentari. E oggi risponde ad una articolazione quasi puntiforme della domanda di cibo. Al 53% degli italiani capita di acquistare alimenti o prodotti esteri per provare sapori nuovi e originali, al 74% di spendere qualche soldo in più per alimenti di pregio. Al 69,5% di acquistare alimenti per preparare pasti pratici e veloci. Tanti bisogni, esigenze, aspettative per cui ogni italiano sceglie la sua dieta e composizione del carrello grazie all’abbondanza
garantita dall’industria.
Sì alla sostenibilità a prezzi accessibili. Gli italiani vogliono mangiare prodotti a bassa impronta ecologica, ma dai prezzi accessibili. Infatti, per il 91,6% degli intervistati è importante che i prodotti sostenibili abbiano prezzi accessibili a tutti. Un convincimento condiviso trasversalmente dall’84,2% dei giovani, dal 91,2% degli adulti e dal 97,6% degli anziani; dal 91,1% dei redditi bassi, dal 91,7% dei medio-bassi, dal 91,5% dei medio-alti e dal 93,7% dei redditi alti.
I tanti criteri di scelta del punto vendita. Molteplici i criteri di scelta dei punti vendita alimentari, che confermano indirettamente la rilevanza di quel che l’industria garantisce in termini di prodotti sugli scaffali. Gli italiani vogliono una spesa a basso stress con l’80,6% che nella scelta del punto vendita è attratto da ampiezza e articolazione della disponibilità di prodotti, così da poter realizzare in un unico punto la spesa. Il 79,8% predilige la comodità scegliendo i punti vendita prossimi alla propria abitazione. La convenienza resta un criterio importante con il 76,8% che sceglie il punto vendita comparando i prezzi dei vari prodotti, a caccia della convenienza.
Inoltre, il 76% nella scelta del punto vendita valuta l’eventuale presenza di offerte. Oltre alla quantità dei prodotti è importante anche la tipologia: il 56,4% guarda alla presenza di prodotti delle marche di cui si fida.