Bologna – 9 maggio 2022 – Un vertice diplomatico per cercare la fine del conflitto in Ucraina da tenersi a Monte Sole, sull’Appennino bolognese, dove fu compiuta la più grande strage nazifascista del dopoguerra. La ‘sede’, assieme alle sue competenze, la offre il Comitato per le onoranze funebri ai caduti di Marzabotto, diffondendo oggi un appello a intensificare l’azione di pace. “Siamo città e luogo simbolo di pace- dice Valter Cardi, presidente del Comitato- potremmo ospitare un vertice che accolga qui tutta la diplomazia necessaria a discutere di come fermare il conflitto”. Compresi i russi? “Compresi i russi”.

Ma davvero si pensa che oggi un vertice del genere potrebbe realizzarsi? E a Monte Sole?

“La nostra è una provocazione, forse. Ma abbiamo davvero anche le strutture e l’esperienza di anni e anni di impegno per la pace e la memoria storica dei crimini di guerra e vogliamo metterla a disposizione: noi, questi luoghi, queste strutture (a Monte Sole ha sede una scuola di pace, ndr), il nostro supporto personale, civile e morale. Questo significa anche offrire la nostra disponibilità ad ospitare qui le diplomazie che possono venire a dialogare”, afferma Cardi parlando all’agenzia giornalistica ‘Dire’.

Per questo, nell’appello del direttivo del Comitato diffuso oggi e che ora sarà inviato alle Istituzioni, “al governo italiano e a tutte le ambasciate dei paesi interessati”, Monte sole tende la mano. Chiede che “si costituisca rapidamente un Gruppo di Contatto europeo” che intraprenda la via diplomatica del cessate il fuoco.

E nel dirlo, “mettiamo a disposizione queste terre, queste esperienze e noi stessi per un cammino di pace. Vi preghiamo, ascoltateci”, specificano i componenti del direttivo (Cardi, Andrea Marchi, Gian Luca Luccarini, Alessandro Borghi, Valentina Cuppi, sindaca di Marzabotto e presidente del Pd, Maria Iubini, Massimo Veronesi, Virginia Laffi).

“Dopo 74 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina”, con “prospettive per un vicino cessate il fuoco e, soprattutto, per lo sviluppo di una seria trattativa di pace” che appaiono “assai nebulose e lontane”, da Monte Sole, sull’Appennino bolognese, “si sente di dire solo una parola: basta”, ‘grida’ il direttivo del Comitato per le onoranze funebri ai caduti di Marzabotto. Nel giorno dell’anniversario della fine della seconda Guerra Mondiale e della nascita del processo di unificazione europea nel 1950, il Comitato spera che “quel ricordo spinga ad una volontà di dialogo pacifico tutte le parti in conflitto” evidenziando che “orrori e dolore arrecati alle popolazioni civili dal conflitto sono sempre più insopportabili”. Ma, pur senza “entrare nella discussione sull’attitudine più pacifista o più abile nel pesare i torti e le ragioni”: si chiede anche di fare qualcosa di più, evidenzia ancora l’agenzia Dire.

“La grande mancanza che avvertiamo è quella di un’azione energica, convinta, determinata dell’Europa nella ricerca delle condizioni per far tacere le armi e avviare una seria negoziazione. Una debolezza che valutiamo come drammatica, vista la valenza specificamente europea che lo scontro militare manifesta”.

Si invoca dunque un un Gruppo di Contatto europeo fortemente coeso nella direzione diplomatica da intraprendere, che si ponga come interlocutore credibile, accogliente, solido nel profilo, in grado di proporre e sostenere una piattaforma di discussione che permetta un incontro positivo di tutte le parti e le spinga a negoziare con franchezza e trasparenza, sollecitando e favorendo allo stesso tempo un nuovo protagonismo dell’Onu”: spiega il Direttivo del Comitato per le onoranze ai caduti di Marzabotto.

“Noi condanniamo l’invasione dell’Ucraina ma vogliamo che si cessi immediatamente il fuoco, che si interrompa il ricorso alle armi e si avvii un confronto diplmatico”, sintetizza Cardi. “Dopo tanti anni passati a lavorare per la pace, una guerra alle porte dell’Europa ci preoccupa fortemente”.

Monte Sole, si legge nella nota diffusa alla stampa, “da decenni è terra dove si cercano le ragioni della pace. Dove la pace abita come processo faticoso e continuo, insieme come fine e come metodo per una trasformazione non violenta delle controversie internazionali. Nessun velleitarismo, nessuna facile illusione ci guida: 770 massacrati sono lì a ricordarcelo quotidianamente, ma la profonda convinzione che sia possibile per gli esseri umani vincere odio e tracotanza nel perseguimento delle proprie ragioni, anche quando sembra che quei sentimenti debbano erompere implacabilmente”. E dunque, “lo diciamo a tutti con semplicità e sincerità: mettiamo a disposizione queste terre, queste esperienze e noi stessi per un cammino di pace. Vi preghiamo, ascoltateci”.