(Sesto Potere) – Roma – 7 novembre 2022 – Il protrarsi dell’emergenza sanitaria seppure con intensità minore – e il conflitto in Ucraina si riflettono attraverso canali di trasmissione differenziati a livello geografico. Da un lato, infatti, alcuni mercati, per area e struttura economica, sono stati più colpiti dalle ripercussioni delle misure anti-Covid (ad esempio Paesi a vocazione turistica o manifatturieri) o dall’incremento dei prezzi degli input esportati in misura rilevante da Russia e Ucraina (dagli oil importer alle economie a propensione agricola).

Dall’altro, invece, i rincari delle materie prime sta determinando un beneficio per i Paesi esportatori netti di queste commodity: tali economie ricevono nuovo stimolo dai cambiamenti che il conflitto ha generato nell’approvvigionamento globale di materie prime, dal cui commercio Russia e Ucraina sono, in misura diversa, parzialmente escluse.

Tra le diverse aree geografiche, i Paesi dell’Est Europa, al centro del ciclone, sono fisiologicamente le economie che soffrono maggiormente e sono destinate a subire più a lungo gli effetti del conflitto in corso.

L’Europa avanzata patisce le criticità dell’approvvigionamento di input, in particolare quelli energetici, e le difficoltà lungo le catene globali, ma la struttura economica dei Paesi permette loro di mitigare, almeno temporaneamente e in alcuni casi parzialmente, tali effetti.

L’autonomia energetica e la domanda interna sono gli elementi a sostegno delle importazioni del Nord America, così come lo sono per i principali mercati dell’America Latina la lontananza dal conflitto, il relativo isolamento di molte economie rispetto alle catene globali del valore, l’autosufficienza energetica e alimentare.

A beneficiare dei rincari dei prezzi dell’energia e delle nuove fonti di fornitura cercate dai Paesi europei è il Medio Oriente e Nord Africa, seppure, soprattutto in quest’area, con differenze significative tra Paesi esportatori e
non.

L’Asia-Pacifico è influenzata dalle politiche “zero Covid” attuate specialmente in Cina, oltre che da una differenziazione di geografie a seconda del grado di dipendenza dall’import di materie prime energetiche e alimentari dalle zone del conflitto. Il persistere delle conseguenze della pandemia su economie a minore copertura vaccinale, già finanziariamente fragili, largamente informali e poco diversificate, e l’impatto del conflitto sulla sicurezza alimentare mantengono deboli le prospettive di crescita della domanda dell’Africa Subsahariana.


Questo quadro “abbastanza eterogeneo” è riflesso delle previsioni sulle esportazioni italiane nelle diverse aree geografiche contenuto nel Rapporto 2022 sull’export elaborato dalla SACE, a società per azioni controllata da parte del Ministero dell’economia e delle finanze, specializzata nel settore assicurativo-finanziario e nel sostegno ed ai servizi alle imprese italiane, in particolare alle PMI.

“Prezioso e di grande importanza, come sempre, ma quest’anno anche e soprattutto costoso: questo secondo SACE è “Caro export”, per evidenziare la complessità delle scelte delle imprese italiane legate ai listini delle vendite estere. Le tensioni geopolitiche innescate dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia alimentano nuove ombre sull’economia globale, ancora alle prese con l’onda lunga del Covid e le conseguenti criticità di approvvigionamento delle materie prime. Tra gli effetti di questo scenario in continua evoluzione, in particolare nel contesto europeo, la forte impennata dei prezzi sta gravando sull’operatività delle imprese lungo l’intera filiera del valore e sulla capacità di spesa delle famiglie. Se il “Caro export” spingerà il valore del Made in Italy quest’anno, nel 2023 con le cautele del caso e in un contesto ancora incerto, sarà la resilienza delle nostre imprese a dare impulso alle vendite oltreconfine, grazie anche al supporto sempre più ampio di SACE. In quest’ottica il Rapporto Export vuole rappresentare una guida per le imprese italiane, alla prova delle sfide globali, nella ricerca di mercati – anche di approvvigionamento – per un posizionamento internazionale più solido e diversificato”: si legge nell’introduzione al Rapporto Export 2022 elaborato dalla SACE.