(Sesto Potere) – Forlì – 20 aprile 2022 – Legambiente e la Rete emergenza climatica e ambientale dell’Emilia-Romagna (che riunisce circa 80 fra comitati e associazioni) hanno presentato quattro proposte di legge di iniziativa popolare su questioni decisive rispetto alle politiche ambientali e di contrasto al cambiamento climatico come: l’ energia, l’ acqua, il consumo del suolo ed i rifiuti. (https://4leggi.emilia-romagna.it/?fbclid=IwAR3mxauD4ToGLJ0m1g1Morl0TOCB52SkykbQdIXfPZDoJARDMhgYXqmkw2E)

L’obiettivo è raccogliere più di 5.000 firme nei prossimi 6 mesi affinché le leggi approdino all’Assemblea legislativa regionale per l’approvazione definitiva. L’ideale è raggiungere in ogni provincia almeno mille firme.

I banchetti sono in programma nelle città di FerraraRavenna, Piacenza, Modena. E poi a Rimini, Lugo e Bologna.

A Forlì la raccolta delle firme è organizzata dal WWF, dal Tavolo delle associazioni ambientaliste e da Legambiente e inizierà il 22 aprile in Piazza Saffi in occasione del mercato del lunedì e del venerdì.

“Le proposte nascono da un percorso iniziato nel momento della firma del Patto per il lavoro e il clima promosso dalla Giunta regionale nel dicembre 2020, sottoscritto da molte organizzazioni e associazioni, a partire da quelle sindacali e imprenditoriali. Quel Patto enunciava obiettivi ambiziosi: il passaggio alle energie rinnovabili al 100% nel 2035 e l’azzeramento delle emissioni climalteranti al 2050. Però non sono poi stati supportati da interventi coerenti e cogenti dalla Regione, e ancora oggi sono continuamente contraddetti dalle scelte del governo regionale. Prevale ancora una logica puramente economicista e produttivista, tendente esclusivamente alla crescita quantitativa del Pil, senza verificare cosa ciò comporti per il benessere dei cittadini e per la salvaguardia delle risorse naturali ed ambientali. Secondo questa logica si deve continuare a costruire grandi opere autostradali, privatizzare i servizi pubblici, come quello idrico e della gestione dei rifiuti, produrre e distribuire in modo centralizzato e verticistico l’energia, privilegiando le fonti fossili rispetto a quelle rinnovabili. La politica regionale in questo momento è in totale sintonia con quella del governo centrale, che peraltro utilizza la contingenza terribile della guerra in Ucraina per proporre ulteriori scelte regressive, in particolare in tema di energia, e porta avanti l’idea di estrarre più gas e, addirittura, di far tornare in auge le centrali a carbone, anziché investire massicciamente sullo sviluppo delle rinnovabili! Inoltre si parla di privatizzare tutti i servizi pubblici, da quello idrico (il referendum del 2011 aveva sancito che il servizio idrico doveva essere pubblico) ai rifiuti e alla sanità”; scrive in una nota il Tavolo delle associazioni ambientaliste di Forlì che commenta: “Le 4 proposte di legge di iniziativa popolare si muovono in direzione opposta”.

Nel dettaglio…

La proposta di legge sullacqua prevede un intervento decisionale più vicino alla cittadinanza e agli Enti Locali, superando l’attuale gestione centralizzata regionale, mettendo l’accento sul ruolo fondamentale della gestione pubblica.

La proposta di legge sui rifiuti si pone l’obiettivo di ridurre fortemente la loro produzione e quella dei rifiuti non riciclati, favorendo l’uscita dall’incenerimento nei prossimi anni.

La proposta di legge sull’energia vuole dare forza ad una pianificazione regionale e territoriale degli interventi per arrivare veramente alla copertura del 100% del fabbisogno energetico da fonti rinnovabili entro il 2035, alla riduzione del 32% dei consumi lordi finali al 2030 e del 55% di emissioni climalteranti al 2030, passando ad un nuovo modello basato sulla produzione e sul consumo decentralizzato e democratico.

La proposta sul consumo di suolo dà priorità al riuso e alla rigenerazione urbana, anche attraverso un censimento degli edifici e delle aree dismesse, indicando la prospettiva del consumo di suolo zero come quella da realizzare concretamente.

“Sono proposte per un forte cambiamento delle politiche regionali: acqua, energia, servizi dei rifiuti, suolo non solo vanno considerati beni comuni da sottrarre al mercato, ma configurano un’idea diversa dell’attuale modello sociale. Tutte le tecnologie per realizzare questi cambiamenti esistono già e utilizzandole si creerebbero migliaia di nuovi posti di lavoro. Manca solo la volontà politica”: aggiunge il Tavolo delle associazioni ambientaliste di Forlì.