(Sesto Potere) – Forlì – 10 marzo 2022 – Alessandra Ascari Raccagni, nella foto in alto , esponente della Consociazione di Forlì del Partito Repubblicano Italiano, interviene con una nota dedicata al 150° anniversario della morte di Giuseppe Mazzini, protagonista del Risorgimento italiano.
“Il 10 marzo di 150 anni orsono, a Pisa, in casa di Giannetta Nathan Rosselli, moriva il dottor Brown. Ben pochi sapevano che quell’anziano signore era in realtà, esule in patria, Giuseppe Mazzini: eppure la notizia corse rapida ovunque e davanti a casa Rosselli si adunò una folla muta per la commozione, in contrasto con l’atteggiamento delle istituzioni ufficiali. All’Università un professore, non certamente di fede mazziniana, permise agli studenti di lasciar l’aula per unirsi a quell’omaggio: perse la cattedra e gli studenti furono espulsi. In Senato il presidente negò ai proponenti ogni espressione di lutto o commemorazione. Certi ambienti di una Italia reazionaria e monarchica non perdonavano a quell’uomo il fatto che, in fondo, il loro stesso avvento gli fosse dovuto. Già, ma com’era giusto, nel resto del Paese, e pure all’estero, il turbamento era grande. Sia pur confusamente, anche chi non era un seguace si rendeva conto che senza il magistero e l’iniziativa di Mazzini difficilmente si sarebbe levato l’astro garibaldino, e persino le mire di Cavour non si sarebbero estese oltre una piccola espansione del regno sardo”: scrive Alessandra Ascari Raccagni.
“Anche oggi, parlare di Mazzini significa ricordare non solo l’opera profusa per la libertà, l’unità e l’indipendenza, ma pure le scuole aperte per i figli dei nostri emigrati e il Patto di fratellanza operaia volto a dare concreto contenuto sociale alla rivoluzione nazionale. Significa il tentativo di creare, per la prima volta, con la Giovane Europa, strutture organizzative atte a creare le premesse per l’unione fra popoli liberi ed eguali, disegno che coinvolse personalità come Kossuth e Ledru Rollin. Significa ancora parlare di un uomo pressoché unico al suo tempo in un genuino impegno per l’emancipazione femminile, che gli guadagnò appassionata e intelligente collaborazione di donne formidabili come Giuditta Sidoli, Sara Nathan, Giuli Calamo Modena, Jessie White Mario, Cristina di Belgioioso, Margaret Fuller, Kate e Giorgina Craufurd”: aggiunge Alessandra Ascari Raccagni.
“Parliamo di un uomo propenso a non respingere le accuse di aver voluto imprese fallite nel sangue (pur se le aveva fermamente sconsigliate), in considerazione del fatto che il sangue dei martiri avrebbe inevitabilmente fomentato una crescita dell’identità nazionale, tale che gli oppressori sarebbero stati sempre più sentiti come tali e come usurpatori i governi da loro insediati. Prima o poi, ogni popolo che orgogliosamente la persegua otterrà la propria libertà e soltanto allora potrà abbracciare altri popoli come fratelli. E questo ci riconduce a tragici eventi dei nostri giorni, eventi che tanto più feriscono la nostra coscienza quanto più siamo incapaci di intervenire”: conclude Alessandra Ascari Raccagni.