(Sesto Potere) – Ravenna – 12 aprile 2022 – “Senza energia e materie prime non si fa impresa. È un assunto elementare che oggi ci sentiamo di dover ribadire perché davvero siamo agli sgoccioli: possiamo fare i funamboli ancora per qualche settimana, bloccando alcune linee, ricorrendo agli ammortizzatori sociali, ma alla lunga i rincari e la scarsità di materiale costringeranno a scelte dolorose. Per questo restiamo esterrefatti di fronte ai tentennamenti e ai voti risicati in Regione sulla riattivazione delle estrazioni in Adriatico per le piattaforme esistenti”:
ribadisce in una nota il presidente di Confindustria Romagna, Roberto Bozzi, (nella foto in alto), in merito al voto in Regione Emilia Romagna su una risoluzione che impegna la giunta Bonaccini a sollecitare il Governo a riattivare le trivellazioni in Adriatico per estrarre gas: alla conta la maggioranza s’è spaccata (Verdi, M5S e Coraggiosa hanno votato contro) e i numeri sono stati favorevoli soltanto con il sostegno del centrodestra.

“Ci sembra che solo a livello territoriale, a partire dal distretto ravennate, ci sia una vera presa di coscienza della gravità del problema – aggiunge Bozzi – grazie a un’amministrazione pubblica sensibile ed attenta, mentre la crisi energetica è una questione globale che ci sta trascinando verso la recessione. Facciamo nostre e apprezziamo le parole del sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, che rilanciamo: siamo in emergenza energetica totale, occorre un commissario perché è una questione di sicurezza nazionale”.
“Al di là dei nostri ripetuti allarmi – aggiunge il presidente di Confindustria Romagna – , oggi sono quotidiani i bollettini che lo certificano, da ultimo quello di Bankitalia: l’eventuale interruzione dei flussi di gas russo potrebbe essere compensata per circa due quinti entro fine anno attraverso l’aumento dell’estrazione di gas naturale dai giacimenti nazionali, l’incremento dell’importazione di gas naturale liquefatto e il maggiore ricorso ad altri fornitori”.
“Il tutto – conclude Bozzi – senza intaccare le riserve di metano, ma se non è questa un’emergenza non immaginiamo cosa possa esserlo. È questa la strada obbligata da prendere subito per diversificare gli approvvigionamenti, smettere di finanziare la guerra ed evitare un autunno buio”.