(Sesto Potere) – Roma – 7 novembre 2022 – Preoccupa il quadro generale messo a fuoco da Ecosistema Urbano 2022, il report annuale di Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Sole24 ore sulle performance ambientali di 105 Comuni capoluogo che tiene conto di 18 indicatori, distribuiti in sei aree tematiche: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia.
Nel 2021, in quello che doveva essere l’anno della lenta ripresa post COVID-19 e della messa in campo di interventi concreti, i capoluoghi di provincia confermano la tendenza di stallo degli anni precedenti. Poco propensi a migliorare le proprie performance ambientali, sono paralizzati da alcune emergenze urbane ormai croniche.
Più smog con i valori di picco che tornano lentamente a crescere nelle aree urbane storicamente afflitte da mal’aria.
Un parco auto che resta tra i più alti d’Europa, pochi miglioramenti sul fronte del trasporto pubblico. Torna a salire la produzione dei rifiuti prodotti . Per quanto riguarda le perdite idriche, rimangono all’incirca costanti le città dove più del 30% dell’acqua viene dispersa.
Pochi i capoluoghi che hanno puntato davvero sulla sostenibilità ambientale. Il buon esempio arriva da Bolzano: la nuova regina green che dal sesto posto dello scorso anno conquista la vetta della classifica di Ecosistema Urbano 2022. Al secondo posto Trento, seguita da Belluno, Reggio Emilia e Cosenza, unica città del sud a entrare anche quest’anno nella top ten della graduatoria.

La classifica
I parametri che determinano la classifica delle performance ambientali dei Comuni di Ecosistema Urbano 2022 di Legambiente sono 18 e prevedono l’assegnazione di un punteggio massimo teorico di 100 punti, costruito caso per caso sulla base di obiettivi di sostenibilità. I punteggi assegnati per ciascun indicatore identificano il tasso di sostenibilità della città reale rispetto a una città ideale (non troppo utopica visto che esiste almeno un capoluogo che raggiunge il massimo dei punti assegnabili per ognuno degli indici considerati). La media del punteggio dei capoluoghi sale appena e si
attesta a 53,41%, ad un passo da quella dello scorso anno (53,05%). Quota 100 non è raggiunta da nessuna città e, a differenza della passata edizione dove solo Trento ci riuscì, nessuna città riesce a superare quota 80, come già successe due anni or sono nel pre-pandemia.
Anche la soglia 75 è quest’anno oltrepassata solo dalle prime due in graduatoria: Bolzano e Trento. Il punteggio di 70 è però raggiunto o superato da otto capoluoghi (erano solo 6 nella passata edizione) a dimostrazione che c’è uno
schiacciamento della graduatoria, ma non verso l’alto. Ci sono insomma anche in questa edizione alcune realtà che riescono a emergere più di altre: Bolzano, Trento, Belluno, Reggio Emilia e Cosenza. Seguono: Treviso, Pordenone, Forlì e La Spezia, Mantova, Rimini, Siena, Venezia, Parma e Trieste.
Le Buone Pratiche urbane
Alcune realtà urbane, al Nord come al Sud, mostrano buoni esempi di sostenibilità che vanno al di là degli indicatori considerati dal rapporto. Progetti e iniziative che hanno il pregio di voler migliorare la vivibilità urbana della città in cui vengono lanciate, ma anche quello di essere riproducibili senza molti sforzi anche altrove. Parliamo delle Buone Pratiche che da anni Ecosistema Urbano promuove. Quest’anno sono in tutto 17 le buone pratiche e tra queste meritano una segnalazione quelle che, sempre di più, puntano a cambiare i sistemi di mobilità urbana togliendo spazio alle auto e
lasciandolo a pedoni e ciclisti. E’ il caso della rete ciclabile strategica di Agrigento, finanziata dalla Regione Sicilia con oltre 3 milioni di Euro, che permetterà a turisti e agrigentini di muoversi in modo sostenibile e sicuro nel centro urbano; è il caso del GRAB (Grande Raccordo Anulare delle Bici) a Roma, progetto che viene dal basso, sviluppato da Velolove col contributo di una vasta rete di associazioni (tra cui Legambiente) e istituzioni: il progetto definitivo è pronto e si aspetta solo l’avvio dei cantieri per offrire a Roma e ai romani un tracciato sostenibile, bello, sicuro sia per gli spostamenti quotidiani che per ammirare punti di interesse noti e meno conosciuti della Capitale. C’è ancora la pista ciclabile sostenibile di Genova che dal centro punta alle spiagge del levante, la rete interconnessa di Lecce ispirata alla bicipolitana di Pesaro, gli esempi di riconversione sostenibile di spazi pubblici degradati o non fruibili in sicurezza dai cittadini: il Parco delle Cave di Brescia, 900 ettari di area naturalistica riqualificata dal Comune attraverso percorsi partecipati o il recupero di alcune aree periferiche ex-industriali di Perugia, con 30 milioni di euro del Ministero delle Infrastrutture. Bergamo ha scelto di accrescere e tutelare in modo uniforme, rinaturalizzandole completamente, le aree protette intorno alla città; Prato, con il coinvolgimento di cittadini e scuole, sta coltivando la prima “giungla urbana”, attraverso il progetto Prato Urban Jungle che riqualificherà aree marginali trasformandole in spazi ad alta densità di verde; Milano – a lungo una delle poche metropoli europee senza depuratore – utilizzerà le acque reflue depurate per irrigare gli 800 ettari del parco Nord Milano; Cagliari sta mettendo a dimora, nel territorio della Città Metropolitana, oltre 300mila nuove piante grazie a un finanziamento PNRR di 8 milioni di euro. Bologna con la “piazza scolastica” punta a trasformare definitivamente uno spazio carrabile di circa 700 mq in luogo di aggregazione libera che favorisce la promozione di sistemi di mobilità sostenibile; Ferrara punta a facilitare la piena integrazione di ragazzi con disabilità psichica e fisica, rendendoli autonomi e preparandoli ad opportunità occupazionali.
Questo in estrema sintesi il quadro che emerge dal rapporto Ecosistema Urbano 2022, realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE.