(Sesto Potere) – Bologna – 29 marzo 2022 – Al 31 dicembre 2020, data di riferimento della terza edizione del Censimento permanente della popolazione, in Emilia-Romagna si contano 4.438.937 residenti. Al netto degli aggiustamenti statistici derivanti dalla nuova metodologia di calcolo, i dati censuari registrano rispetto all’edizione 2019 una diminuzione di 25.182 unità nella regione.
Il 22,9% della popolazione emiliano-romagnola vive nella città metropolitana di Bologna, che ricopre il 16,5% del territorio e dove si registrano 274 abitanti per Km2 , con il comune di Bologna che fa registrare il valore più elevato della regione (2.781 abitanti per ogni Km2).
La provincia più densamente popolata è quella di Rimini (390 abitanti per Km2), nella quale si contano 5 degli 11 comuni della regione con una densità oltre1.000 abitanti per Km2 , mentre quella meno popolata è Piacenza (110 abitanti per Km2).
Tra il 2019 e il 2020 tutte le province della regione registrano un saldo demografico negativo, che solo nella provincia di Rimini è compensato da un aggiustamento statistico positivo (+1.942) rendendo la provincia l’unica con un incremento di popolazione (+979 unità).

Il maggior decremento in termini percentuali si registra a Parma (-1,2%) e a Piacenza (-0,9%). Parma è anche la provincia con la più elevata contrazione in termini assoluti (-5.245) dopo Bologna (-5.893).
Nel complesso la diminuzione a livello regionale è dello 0,6% con le già citate Parma e Piacenza che assieme a Forlì-Cesena e Ferrara (entrambe -0,7%) presentano una diminuzione superiore alla media regionale.
Tra il 2019 e il 2020 solo 91 dei 328 comuni emiliano-romagnoli non hanno subito perdite di popolazione (il 27,7%) e tra questi si conta solamente un capoluogo di provincia (Rimini). Sono invece 237 i comuni dove la popolazione diminuisce, quasi 3 su 4.
Sotto il profilo della dimensione demografica, la popolazione risulta in calo soprattutto nei comuni più piccoli (81% dei comuni fino a 1.000 abitanti e 82,1% dei comuni tra 1.001 e 5.000) e in nove degli 11 comuni con popolazione oltre 50.000. Gli unici due in crescita sono Faenza e Rimini.
Struttura della popolazione per genere ed età
La prevalenza della componente femminile nella struttura per genere della popolazione residente, dovuta al progressivo invecchiamento della popolazione ed alla maggiore speranza di vita delle donne, si conferma anche nel 2020. Le donne, infatti, rappresentano il 51,2% del totale e superano gli uomini di circa 107 mila unità. Il rapporto di mascolinità nella regione è pari a 95,3 uomini ogni 100 donne, in linea con il dato complessivo in Italia (95) e in aumento rispetto al 2019 (94,9).
Nei territori emergono differenze significative. Il rapporto di mascolinità più basso si registra nella provincia
di Ferrara (93,2), quello più alto in quella di Reggio nell’Emilia (97,3). Ci sono tuttavia 104 comuni emiliano-romagnoli (il 32%) nei quali il rapporto di mascolinità risulta sbilanciato a favore della componente maschile, con il primato anche quest’anno di Cerignale (provincia di Piacenza, 147,9), comune che conta solo 119 abitanti. All’estremo opposto si collocano i comuni di Masi Torello (86,7) in provincia di Ferrara (86,7) e Riccione (89,2) in provincia di Rimini.
La struttura per età della popolazione dell’Emilia-Romagna si presenta anche nel 2020 fortemente squilibrata a favore della componente più anziana della popolazione.

L’età media, sostanzialmente stabile rispetto al 2019, è di 46 anni contro i 45,4 della media nazionale. Aumenta l’indice di vecchiaia (rapporto percentuale tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione di età 0-14), da 187,5 del 2019 a 189,7 del 2020 mentre diminuisce leggermente l’indice di dipendenza degli anziani (rapporto percentuale tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione in età 15-64) da 38,4 a 38,3. Si riduce anche l’indice di struttura della popolazione attiva (rapporto tra la componente più anziana e quella più giovane della popolazione in età lavorativa): nel 2020 ci sono 149,2 residenti nella classe di età 40-64 ogni 100 di 15-39 anni (150,3 nel 2019).
La provincia di Reggio nell’Emilia presenta la struttura demografica più giovane, con i valori più bassi di tutti gli indicatori (età media 44,5 anni, indice di vecchiaia 159, indice di dipendenza 56, indice di dipendenza anziani 34,4) tranne l’indice di struttura della popolazione attiva che nella provincia di Parma è inferiore di 2,2 punti percentuali (141,3).
All’opposto la provincia di Ferrara è caratterizzata da una popolazione mediamente più vecchia; età media 48,9 anni, indice di vecchiaia 265, indice di dipendenza 64, indice di dipendenza anziani 47, indice di struttura della popolazione attiva 177.
Dinamica demografica durante la pandemia
L’incremento della popolazione straniera (+4,6%) non ha impedito il declino ascrivibile principalmente al deficit di “sostituzione naturale” tra nati e morti (saldo naturale). Questa tendenza alla recessione demografica è stata ulteriormente indebolita dalla pandemia da Covid-19. L’eccesso di decessi, direttamente o indirettamente riferibile alla pandemia, ha comportato in Emilia-Romagna l’incremento del tasso di mortalità dall’11,3 del 2019 al 13,3 per mille del 2020, con il picco del 17,4 per mille nella provincia di Piacenza, duramente colpita nella prima ondata della pandemia.
Gli effetti della pandemia sulla natalità sono meno immediati e il calo delle nascite, registrato anche nel 2020, è riconducibile soprattutto a fattori pregressi come la sistematica riduzione della popolazione in età feconda, la posticipazione nel progetto genitoriale e il clima di incertezza per il futuro. Tra il 2019 e il 2020 il tasso di natalità è sceso dal 6,9 al 6,7 per mille, con un calo più accentuato nelle province di Ferrara (da 5,7 a 5,2 per mille) e Piacenza (da 7,2 a 6,7 per mille).

I movimenti tra comuni si sono ridotti drasticamente durante la prima ondata dell’epidemia, a causa del lockdown di marzo che ha ridotto al minimo la mobilità residenziale, per poi riprendere nei mesi successivi durante i quali, senza blocchi generalizzati agli spostamenti, si è tornati quasi ai livelli pre-Covid.
Il tasso migratorio interno del 2020, pari mediamente al 3,1 per mille, è il più alto tra le regioni italiane e oscilla tra l’1,8 per mille della provincia di Reggio nell’Emilia e il 4,2 per mille della provincia di Bologna. Le ripercussioni sono state molto più rilevanti sui movimenti migratori internazionali. Il tasso migratorio estero, pur rimanendo positivo in tutte le province, si riduce in modo consistente rispetto al 2019 (dal 3,8 all’1,9 per mille).
Caratteristiche delle famiglie
Al 31 dicembre 2019 vivono in Emilia-Romagna 2.015.300 famiglie, lo 0,6% in più dell’anno precedente (+0,5% il dato nazionale). Il numero medio di componenti per famiglia è di 2,2 unità, leggermente sotto la media nazionale di 2,3 componenti.
Nella regione la tipologia familiare più frequente è quella delle famiglie unipersonali (37,6% del totale contro 35,1% della media nazionale), seguono le famiglie con due componenti (28,4%). Le famiglie più numerose, con almeno tre componenti, rappresentano poco più di un terzo del totale.
La dimensione media familiare delle varie province si discosta di poco dalla media regionale di 2,2. La percentuale di famiglie con almeno uno straniero in regione è pari al 12,4%, con un minimo a Ferrara (9,4%) e il massimo Piacenza (13,8%), valori comunque tutti superiori alla media nazionale (9,3%).
Tutti i dati sono contenuti nel dossier Istat: “Il Censimento permanente della popolazione in Emilia-Romagna” pubblicato il 24 marzo 2022