(Sesto Potere) – Mestre – 5 settembre 2023 – Negli ultimi dieci anni è sceso di quasi un milione il numero dei giovani tra i 15 e i 34 anni. Questa contrazione nella fascia di età più produttiva della vita lavorativa sta arrecando grosse difficoltà alle aziende italiane. Molti imprenditori, infatti, faticano ad assumere personale, non solo per lo storico problema di trovare candidati disponibili e professionalmente preparati, ma anche perché la platea degli under 34 pronta ad entrare nel mercato del lavoro si sta progressivamente riducendo.

Insomma, la crisi demografica sta facendo sentire i suoi effetti e nei prossimi anni la rarefazione delle maestranze più giovani è destinata ad accentuarsi ulteriormente. A valutarne il dato è la CGIA di Mestre.

Entro 2027 dovremo “rimpiazzare” quasi 3 milioni di addetti

Tra il 2023 e il 2027, ad esempio, il mercato del lavoro italiano richiederà poco meno di tre milioni di addetti in sostituzione delle persone destinate ad andare in pensione. A legislazione vigente, pertanto, nei prossimi 5 anni quasi il 12 per cento degli italiani lascerà definitivamente il posto di lavoro per aver raggiunto il limite di età. Con sempre meno giovani destinati a entrare nel mercato del lavoro, “rimpiazzare” una buona parte di chi scivolerà verso la quiescenza diventerà un grosso problema per tanti imprenditori. La denuncia è sollevata dall’Ufficio studi della CGIA.

 In calo e lontani dal mondo del lavoro

E oltre ad averne pochi, il tasso di disoccupazione giovanile e l’abbandono scolastico sono elevati, soprattutto nel Mezzogiorno.  Insomma, i giovani italiani sono in calo, con un livello di povertà educativa allarmante e lontani dal mondo del lavoro. Un responso che emerge in maniera evidente quando ci confrontiamo con gli altri paesi europei. 

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E’ un quadro desolante che rischiamo di pagare caro se, come sistema Paese, non torneremo ad aumentare il numero delle nascite, a investire maggiormente nella scuola, nell’università e, soprattutto, nella formazione professionale: evidenzia la CGIA.

Gli under 34 sono diminuiti soprattutto nel Mezzogiorno: Sud Sardegna, Oristano, Isernia e Cosenza le province più colpite

Negli ultimi dieci anni la contrazione della popolazione giovanile italiana ha interessato, in particolar modo, il Mezzogiorno. In questa
ripartizione geografica la diminuzione è stata pari a 762 mila unità (-15,1 per cento). Seguono il Centro con -160 mila (-6,6 per cento),
mentre al Nordovest (-1 per cento) e al Nordest (-0,5 per cento) la flessione è stata molto contenuta.

A livello regionale, invece, è stata la Sardegna con il -19,9 per cento a subire la flessione più importante. Seguono la Calabria con il -19 per cento, il Molise con il -17,5 per cento, la Basilicata con il -16,8 per cento e la Sicilia con il -15,3 per cento.

In contro tendenza: Emilia-Romagna (+2,1), Prov. Aut. Trento (+1,9), Prov. Aut. Bolzano (+1,3) e Lombardia (+0,4): le uniche regioni con saldo positivo nel periodo 2023/2013.

A livello provinciale, infine, la realtà che negli ultimi 10 anni ha registrato la diminuzione più importante è stata la Sud Sardegna con il -26,9 per cento. Seguono Oristano con il -24 per cento, Isernia con il -22,2 per cento e Cosenza con il -19,5 per cento.

In contro tendenza, invece, solo una dozzina di province. Le più virtuose sono state Trieste con il +7,9 per cento, Bologna con il +7,5 per cento e Milano con il +7,3 per cento. Poi: Gorizia, Parma, Modena, Ravenna, Trento, Firenze, Bolzano, Piacenza, Prato e Monza-Brianza: tutte (le uniche) con il segno più.