(Sesto Potere) – Bologna – 15 febbraio 2023 – La sezione operativa della Dia-Direzione investigativa antimafia di Bologna è diventata Centro operativo per l’Emilia-Romagna e le Marche. L’elevazione – si legge in una nota della Polizia di Stato – si è resa necessaria “per la presenza diffusa di fenomeni criminali di tipo mafioso, che richiedono un potenziamento strutturale per fronteggiare le crescenti esigenze preventive e investigative in quelle realtà”.
Concretamente: più uomini, più mezzi, più autonomia e sempre più al servizio delle Prefetture e della Procura per le attività investigative, la prevenzione e repressione anti-mafia.
Per conoscere l’entità del problema basta un indicatore soltanto: su base regionale, i provvedimenti di interdittiva (sia comunicazioni che informazioni) emessi l’anno scorso dai prefetti per bloccare i rapporti con la Pubblica amministrazione delle imprese sospettate di essere infiltrate dalla criminalità organizzata, vedono al primo posto la Campania, poi la Calabria e al terzo posto proprio l’Emilia-Romagna (che precede la Sicilia) con un + 119,8% sul 2021 e la provincia di Reggio Emilia che è passata da 15 interdittive del 2020 alle 106 del 2022.

La promozione della struttura della Dia di Bologna (prima era dipendente dalla sede di Firenze) a Centro operativo s’è svolta con il simbolico taglio del nastro alla presenza delle istituzioni civili e militari, del procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato, del procuratore generale reggente di Bologna Lucia Musti e del direttore dello stesso Centro, il colonnello Marco Marricchi, comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza.
La cerimonia si è svolta in contemporanea con l’inaugurazione dei nuovi Centri operativi della Dia di Catanzaro e Brescia, collegati in diretta video con il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi e il capo della Polizia Lamberto Giannini.
Pochi giorni fa, il 1° febbraio, la Direzione Investigativa Antimafia ha dato esecuzione ad un provvedimento di confisca in executivis emesso dalla Corte di Appello di Bologna su richiesta del Procuratore Generale della Repubblica di Bologna. Beni per un valore stimato in circa 8.500.000,00 euro confiscati ad esponente di rilievo di un’organizzazione ‘ndranghetista attiva nei territori di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza, storicamente legata alla cosca di Cutro facente capo a Nicolino Grande Aracri .
Alcuni giorni prima, il 25 gennaio, la Dia e i Carabinieri hanno eseguito una confisca definitiva di beni, denaro e società, sequestrati per un valore iniziale di 13.000.000 di euro, tra Reggio Emilia, Modena, Parma, Perugia, Crotone e Cutro, nonché conti bancari in Lituania e Romania, nei confronti di dieci persone, quattro delle quali si trovano tuttora ristretti in carcere perché giudicati appartenenti a una famiglia di stampo ‘ndranghetista, di origine cutrese, sempre legati al clan di Nicolino Grande Aracri.