(Sesto Potere) – Roma – 21 febbraio 2023 – Con la motivazione che negli ultimi mesi l’inflazione ha raggiunto livelli elevati alcune banche si sono risolte ad aumentare il costo dei conti correnti a carico dei clienti, proponendo loro modifiche unilaterali delle condizioni contrattuali.
E con questa evidenza la Banca d’Italia, nell’esercizio delle sue funzioni di tutela della clientela bancaria e di vigilanza sulla correttezza dei comportamenti degli intermediari, ha invitato tutte le banche a “valutare con estrema attenzione simili modifiche contrattuali a sfavore dei clienti, considerato che l’aumento dei tassi di interesse ufficiali avviato lo scorso luglio dalla Banca Centrale Europea può avere effetti positivi sulla redditività complessiva dei rapporti tra le banche e i loro clienti, potenzialmente in grado di compensare l’aumento dei costi indotto dall’inflazione”.
“Questa fase di normalizzazione della politica monetaria fa seguito a un lungo periodo di tassi di interesse straordinariamente bassi o negativi che avevano già spinto alcune banche ad azzerare la remunerazione dei depositi in conto corrente e ad aumentarne gli oneri a carico dei clienti. Con l’aumento dei tassi di interesse oggi in corso, tali intermediari sono stati sollecitati a rivedere le condizioni in senso favorevole ai clienti. Alcune banche stanno procedendo in tale direzione”: ricorda Banca d’Italia.
Questa iniziativa di sensibilizzazione di Banca d’Italia fa seguito ad altre comunicazioni con le quali, nel tempo, la stessa Banca aveva precisato alcuni fondamentali criteri che le banche devono rispettare nel proporre ai clienti modifiche unilaterali dei contratti, ovvero: “assicurare che le variazioni contrattuali siano sempre motivate dalla necessità di ripristinare l’equilibrio effettivo degli impegni originariamente assunti dall’intermediario e dal cliente”.
In tema di aumenti dei costi dei conti correnti a causa “dell’alta inflazione” il Codacons ricorda che i costi di gestione dei conti correnti in Italia sono in costante aumento, con una crescita della spesa di 3,8 euro, che porta il costo medio di gestione di un conto a 94,7 euro, a causa soprattutto delle spese fisse, in particolare quelle per l’emissione e per la gestione delle carte di pagamento.
Sempre più spesso le banche ricorrono alla scusa dell’inflazione e dei maggiori costi a loro carico per modificare unilateralmente le condizioni contrattuali ai clienti, ma tali rincari risultano ingiustificati – denuncia l’associazione – Grazie all’home-banking e alle app oggi i costi operativi per gli istituti di credito si sono sensibilmente abbattuti, con una serie di operazioni compiute in autonomia dagli utenti attraverso smartphone o pc che non hanno alcun costo per le banche.
Per tale motivo il Codacons ha invitato Bankitalia a vigilare con la massima attenzione sull’operato degli istituti di credito, e i consumatori a segnalare qualsiasi variazione ingiustificata delle spese a loro carico.