(Sesto Potere) – Bologna – 8 marzo 2023 – Sei italiani su 10 (60%) che hanno deciso di fare un regalo per l’8 marzo hanno scelto le mimose che sono il simbolo della giornata perché dietro una fragilità apparente mostrano una grande forza con la capacità di crescere anche in terreni difficili.
E’ quanto emerge da una rilevazione on line della Coldiretti in occasione del tradizionale appuntamento della festa della donna che ricorda la forza e il ruolo femminile nel mondo.
Se si indirizza sulle mimose la maggioranza degli italiani che al tempo della guerra non rinunciano a celebrare le donne, una fetta del 23% si orienta su altri fiori mentre – sottolinea la Coldiretti – solo il 17% preferisce dolci, cioccolatini e altri doni.
Ma quest’anno – sottolinea la Coldiretti – la produzione della mimosa è stata fortemente condizionata da un inverno bollente con temperature elevate che hanno determinato la fioritura già nella prima metà gennaio con due mesi di anticipo rispetto al tradizionale appuntamento dell’8 marzo, e tagli dei raccolti del 30%.

Nell’ultimo anno la siccità e le alte temperature hanno tagliato la raccolta, come mai avvenuto a memoria dei florovivaisti. Il 2022 infatti è stato l’anno più caldo mai registrato prima con la temperatura media superiore di quasi un grado (+0,98°) con il 30% di precipitazioni in meno rispetto alla media storica del periodo 1991-2020, secondo le elaborazioni Coldiretti sulla banca dati Isac Cnr di Bologna che evidenziano come la stessa anomalia si conferma anche nei primi mesi di quest’anno.
Per la festa della donna la scarsità di mimose nel 2023 ha fatto aumentare le quotazioni con prezzi che – sottolinea Coldiretti – vanno dai 5 ai 10 euro per i rametti più piccoli, per salire fino ai 20 euro e oltre per i mazzi più grandi o per le piante in vaso.
Una situazione che sta attirando i ladri di fiori tanto che si moltiplicano le segnalazioni di furti e tentati furti nelle aree di coltivazione ed esplode in vista dell’8 marzo il mercato nero dei venditori abusivi in strade e piazze che vanno assolutamente evitati per non alimentare il business dell’illegalità.
Ed ai problemi causati dal clima alla floricoltura nazionale si sono aggiunti peraltro – ricorda Coldiretti – quelli legati al conflitto in Ucraina con l’esplosione dei costi di produzione che pesa su ogni cosa, dai fertilizzanti agli imballaggi, dalla plastica dei vasetti alla carta delle confezioni fino al gasolio per il riscaldamento delle serre, andando a colpire un settore che rappresenta un fiore all’occhiello del Made in Italy, con oltre 27mila imprese e circa 200mila posti di lavoro.